Pubblico impiego, sempre meno assunti 

Il Trentino in controtendenza: i nuovi posti a tempo indeterminato calano del 2,1%, mentre in Alto Adige c’è un aumento


di Francesca Quattromani


TRENTO. Pubblica amministrazione, in Trentino il posto fisso resta un miraggio. Nonostante le ultime assunzioni, 42 giovani a tempo determinato, come previsto dalla finanziaria 2017 e dal conseguente bando di concorso, la realtà occupazionale nel pubblico impiego è ben lontana da un’ effettiva ripresa. Questo a fronte di un’ indagine commissionata dalla Cisl nazionale ad una società di Milano (Local Area Network) che rivela come, nel pubblico impiego, le assunzioni a tempo indeterminato registrino un calo vistoso in Trentino, rispetto alla vicina provincia di Bolzano. «Una nostra analisi - evidenzia Giuseppe Pallanch segretario della Fp Cisl- mette in luce come la nostra Provincia sia in controtendenza. Tra il 2013 e il 2015 in Alto Adige le assunzioni a tempo indeterminato sono cresciute del +0,8%, mentre in Trentino registriamo un calo del -2,1%». Lo studio colloca il Trentino ai livelli di altre regioni a statuto ordinario. Nonostante il sistema delle competenze, prosegue la Fp Cisl, il problema della carenza di personale nel settore del pubblico impiego è più grave di quanto si pensi. «Se a questo si aggiunge il blocco del turn-over, è chiaro che la questione diventa spinosa».

Preoccupa molto la carenza del personale nel settore della sanità. Nella Apsp la Cisl denuncia 800 precari. «Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che lavorano da anni nelle case di riposo trentine e che attendono di essere stabilizzate. Fondamentale – aggiunge Pallanch - è rivedere i parametri del personale delle case di riposo per far fronte alle nuove necessità, in termini di ospiti e di esigenze strutturali del comparto». Questo è il motivo per cui, secondo il sindacato, la strada del blocco del turn-over è rischiosa. «È necessario stabilizzare quel personale già formato che consente di mantenere elevati gli standard di qualità a cui siamo abituati. Le soluzioni non mancano, ma è necessario tenere conto del tempo lavorato e della pesantezza delle mansioni». Secondo il sindacato la trattativa del rinnovo contrattuale e la riforma devono saper valorizzare i singoli territori e ridurre i carichi di lavoro per i soggetti con elevata anzianità lavorativa. «Rivedere i parametri dell'assistenza del personale Oss, per esempio, permetterebbe di stabilizzare il personale per rimettere in circolo risorse importanti. Un'operazione che si può fare dopo l’approvazione di una Legge Regione che recepisca anche per la nostra la norma Madia approvata a livello nazionale sul personale a tempo determinato». Il piano dovrebbe favorire anche le forme di ricollocazione, per far funzionare al meglio questo settore del welfare. Per questo il sindacato chiede, da anni, un riconoscimento economicamente dignitoso per i lavoratori della sanità.













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