Protonterapia, Roma ci fa concorrenza 

Mentre Trento è ancora sotto la soglia di equilibrio, ieri è stato presentato un nuovo maxi progetto per un centro nella Capitale



TRENTO. Se si considera che l’equilibrio dei costi è previsto con 700 pazienti all’anno, l’obiettivo del Centro di protonterapia di Trento, costato 104 milioni di euro, resta lontano. Trento ancora attende l’inserimento ufficiale delle prestazioni nei Lea (i livelli essenziali di assistenza) e la procedura sembra ancora impantanata. Infatti il processo nazionale prevede l'approvazione delle tariffe che valgono per una lunga serie di prestazioni e l'iter non è ancora concluso. «Noi abbiamo mandato tutto quanto serviva, però è Roma che approva le tariffe nazionali» - ha spiegato nelle settimane scorse l’assessore Zeni.

Ora però sulla struttura trentina arriva una doccia fredda che potrebbe rendere inutili gli sforzi fatti fin qui per raggiungere l’agognato obiettivo dell’inserimento nei Lea. È di ieri, infatti, la notizia che Roma sta per costruire una nuova e modernissima struttura di protonterapia che (quando sarà operativa, si parla del 2020) rischia di fare una concorrenza spietata a Trento.

Quello romano è il progetto «Proton4Life», un polo di protonterapia contro i tumori che unisce il Policlinico Gemelli di Roma, l’Istituto nazionale Regina Elena e l’Enea.

Il progetto è stato presentato alla Regione Lazio, che ha reso possibile l’intesa pubblico-privato. «Il centro - è stato spiegato ieri - coinvolgerà in tempi diversi entrambi gli ospedali capitolini ed è destinato a diventare punto di riferimento per il Centro Sud Italia e i Paesi del Mediterraneo per la protonterapia. L’obiettivo è mettere insieme la qualità assistenziale, l’innovazione tecnologica, la ricerca clinica e l’appropriatezza delle prestazioni».

Il progetto Proton4Life prevede l’affiancamento di nuovi macchinari all’apparecchiatura clinica già esistente, che richiederà la realizzazione di 4 bunker (sale di trattamento) in quattro anni, l’installazione di macchinari di ultima generazione per i trattamenti tumorali con protoni, 60 milioni di investimento privato e 54 milioni di fondi pubblici, per la cura e il trattamento di un potenziale di circa 2.300 pazienti per anno a regime e il coinvolgimento di personale specializzato pari ad almeno 120 unità. «Vogliamo coprire gran parte del territorio e ampliare l’assistenza e per farlo avremo un team congiunto tra il Gemelli e l’Ire» - ha spiegato Marco Elefanti, direttore generali del Policlinico Gemelli.

Insomma, per Trento si fa dura. E con queste premesse i 168 pazienti curati nel 2017 difficilmente potranno lievitare fino alla fatidica soglia di equilibrio di 700.

(lu.pe.)















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