Protesta in piazza dei lavoratori dei servizi
Almeno 300 per chiedere maggiore dignità e il rinnovo dei contratti
TRENTO. Piazza Lodron molto affollata questa mattina con i numerosi lavoratori dei servizi, delle pulizie, delle terme e delle mense, che da Trento, Rovereto e dall'Alto Adige hanno manifestato per chiedere condizioni dignitose di lavoro, per rinnovare contratti scaduti da almeno tre anni e per spingere le controparti a mantenere le clausole sociali nei cambi appalto, unica garanzia di mantenimento dei livelli occupazionali.
In tutta Italia e anche in regione i lavoratori del comparto appalti e pulizie si sono fermati per otto ore di sciopero indetto unitariamente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti. “Abbiamo avuto un'adesione oltre le attese a questo presidio – ammette Roland Caramelle, segretario trentino di Filcams -. Da qui si riparte per arrivare a migliorare le condizioni di queste lavoratrici e questi lavoratori, per chiedere che venga garantito il loro diritto al lavoro e ad una retribuzione dignitosa”.
Paura di restare senza lavoro o comunque di tornare indietro ogni cambio appalto è il timore maggiormente sentito dai lavoratori che oggi erano in piazza, come Brunella Bertè che lavora nel settore pulimento all'ospedale di Rovereto con Manutencoop: “Siamo le più deboli a servizio dei deboli, malati e anziani. Per molti siamo lavoratori invisibili, ma i nostri compiti sono essenziali. Nonostante tutto lavoriamo per 6,95 euro lordi l'ora e adesso vogliono toglierci anche il diritto al lavoro. Noi siamo qui per difendere il nostro posto di lavoro nei cambi appalto”.
“A novembre le aree di servizio dell'A22 cambiano appalto – aggiungono Francisca Delosantos e Paolo Conzatti che operano nelle pulizie-bagni-. Con la strategia che intendono imporre, accorpando le pulizie alla distribuzione di carburante e altri servizi, rischiamo che ci mandino tutti a casa o comunque di vedere ridotte le nostre ore di lavoro”. Una situazione problematica che riguarda 150 lavoratori su tutto l'asse del Brennero e che oggi hanno aderito in massa allo sciopero. Tra le situazioni più critiche anche quelle delle lavoratrici della Civica di Trento da due mesi ormai senza stipendio.
In piazza oggi c'erano anche lavoratrici con tanti capelli bianchi, donne che a 67 anni di età sono al lavoro, facendo pulizie, perché non possono andare in pensione o perché rischiano assegni che non permettono di vivere. Queste lavoratrici e questi lavoratori lavorano spesso in condizioni disagiate, con contratti anche di poche ore, turni su 365 giorni l'anno, stipendi esigui, perché di loro c'è sempre bisogno. Questo li rende più deboli di fronte al datore di lavoro. E nonostante ciò le imprese vogliono tagliare ancora sul costo del lavoro, togliendo quattordicesima e rol ai neoassunti (diventeranno tutti neoassunti senza clausole sociali) e mettendo in discussione il mantenimento dell'occupazione nei cambi appalto. Il rinnovo di questi contratti in Trentino riguarda almeno 30mila addetti, tra baristi, cuochi, camerieri, operatori delle pulizie e sanificazione, addetti alle mense, receptionist, impiegati di agenzie di viaggio e fast food, farmacisti e lavoratori del comparto terme.