L'INTERVISTA

«Prima ci snobbavano, oggi ci temono»

Intervista al sindaco di Rabbi Franca Penasa: "Necessario un cambiamento culturale oltre alle leggi"



TRENTO. I panni di sindaco li ha indossati per la prima volta nel 1995. E da allora non se li è più tolti. Franca Penasa (Patt) guida la municipalità di Rabbi ormai da dodici anni: quella in corso è la sua terza legislatura.

Sindaco Penasa, lei fa parte della sparuta pattuglia di sindaci trentini in gonnella. Come ci si sente nelle vesti di mosca bianca?
«Non l’ho certo chiesto io di diventare uno dei casi rari della nostra politica provinciale. Effettivamente la situazione non è rosea, in ogni senso».

Con l’iniziativa della vicepresidente Cogo le cose potrebbero migliorare?
«Ho il timore che tali sortite portino più pubblicità che risultati. Nei fatti non vedo tanta attenzione nei confronti del tema. Gli incontri della commissione pari opportunità mi sembrano più autoreferenziali che improntati a cercare di coinvolgere la gente».

Lei guida il suo Comune ormai da 12 anni. Qual è il segreto?
«Ho avuto la fortuna di trovare persone disposte a lavorare fattivamente per il bene della nostra vallata. Persone che non hanno mai fatto una questione di colore politico o genere e che si sono impegnate a concedere spazi alle donne in maniera autentica e non solo a parole. Ma mi rendo conto che è una realtà difficile da trovare altrove. E devo dire che la situazione è persino peggiorata rispetto a dieci anni fa. Oggi gli spazi sono ancora più ristretti, nonostante quello che si dice. Forse perché l’uomo una volta ci snobbava mentre ora ci teme».

Cosa resta da fare? Forse imporre la presenza femminile con apposite leggi?
«Un meccanismo è necessario perché non abbiamo ancora un sufficiente grado di civiltà come accade, invece, nel nord dell’Europa dove non c’è bisogno di regole per concedere spazi alle donne. Basta vedere quanti posti occupiamo nei ruoli che contano: praticamente nessuno. Prima occorrono le leggi e poi un cambiamento culturale».

Si parla tanto di emancipazione ma poi, alla fine, uno dei problemi più grossi per una donna che vuole impegnarsi in prima persona rimane sempre quello di riuscire a conciliare i tre universi: famiglia, lavoro e politica. Lei come ci riesce?
«Cercando di delegare il meno possibile e mantenendo il lavoro che mi consente una certa autonomia. Ma non è facile».

Punto dolens ma anche punto di forza delle donne, più abituate ai sacrifici rispetto ai maschi.
«Alle colleghe che scelgono di entrare in politica raccomando sempre di utilizzare lo stesso pragmatismo con cui tutti i giorni riusciamo a mettere qualcosa in tavola».

Belle parole ma se poi le donne non vengono votate diventano discorsi che lasciano il tempo che trovano.
«Finché imperversano gli stereotipi legati alla bellezza e alle forme non ci potrà essere quella crescita culturale necessaria a valutarci per le nostre capacità. E’ un problema che coinvolge istituzioni, famiglie e i comparti educativi.

Ce n’è abbastanza da essere pessimisti.
«Sono ottimista per natura e spero di diventare presto la regola e non più una sorta di mosca bianca».













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