Prestiti d’onore e borse di studio la Provincia taglia

«Misure inefficaci e troppi costi perché le famiglie faticano a ripagare il debito». Zeni (Pd): «Grave errore, ripensiamoci»


di Chiara Bert


TRENTO. Borse di studio e prestiti d’onore, la Provincia taglia. Il motivo? Misure inefficaci (gli studenti bravi, indipendentemente dal reddito familiare, si iscrivono all’università con o senza borsa) e eccessivi costi per le casse pubbliche (con la crisi molte famiglie non sono in grado di ripagare i prestiti). A spiegarlo, ieri in aula, è stato il vicepresidente Alessandro Olivi, che alla fine del question time però si affretta a precisare: «Io la relazione l’ho solo letta». La relazione, redatta dagli uffici, riguarda un tema di competenza del governatore (e assessore all’istruzione) Ugo Rossi, ieri assente in quel momento dall’aula perchè impegnato nelle iniziative per la Giornata della memoria.

La questione è stata sollevata con un’interrogazione dal consigliere Pd Luca Zeni, che ha chiesto conto di alcune misure per il diritto allo studio sospese o non più disponibili, tra quelle riportate sul sito perilmiofuturogiovani.tn.it che riporta i bandi di concorso per favorire la mobilità internazionale, l’inserimento nel mondo del lavoro di alte professionalità, i percorsi di eccellenza, la formazione post-diploma e post-laurea. Dei bandi sospesi - «in attesa di definizione di nuova procedura» - il nostro giornale si era occupato a inizio settembre.

Nella risposta data ieri da Olivi, la giunta ha ricordato che «è stato garantito l’impianto degli strumenti ordinari di diritto allo studio, rivolto ai giovani con determinate condizioni di merito e reddito». Ma subito dopo Olivi ha precisato che il fondo per la valorizzazione e professionalizzazione dei giovani, rivolto agli studenti con una condizione di reddito medio-bassa e un buon successo scolastico, per incentivarli a proseguire gli studi, non ha dato i risultati previsti: ovvero «è emerso che gli studenti bravi indipendentemente dal reddito della famiglia, si iscrivono all’università con o senza borsa aggiuntiva».

Altro capitolo, il prestito d’onore (da 4 a 6 mila euro all’anno per tre anni). La giunta ha ricordato che dal 2007 al 2014 sono stati erogati 9,3 milioni a 662 studenti e che ad oggi sono rientrati 1,4 milioni, pari al 18% del capitale investito, considerando che il rientro è previsto in un periodo di 10 anni. «Per la Provincia il costo ad oggi è stato pari a circa il 20% dei rientri a causa della sempre maggiore difficoltà delle famiglie nel ripagare il debito e del tasso di disoccupazione giovanile che non aiuta i giovani a trovare subito lavoro. Inoltre si sono registrati problemi con gli studenti stranieri (comunque residenti in Trentino da almeno tre anni). Circa 260 studenti hanno poi beneficiato di prestiti a tasso intero (per complessivi 4,6 milioni) con un costo per la Provincia del 5% del finanziamento.

Conclusione. «Le misure del fondo sono quindi state sospese - ha annunciato il vicepresidente - per diversi motivi: la sovrapposizione con altre misure in vigore, inefficacia, costo e difficoltà sociale per le famiglie non in grado di ripagare il prestito d’onore». «È stata avviata una riflessione - ha spiegato - per rivedere le misure per il diritto allo studio, che è stata momentaneamente sospesa in attesa del decreto del governo in materia».

La risposta non è affatto piaciuta al consigliere Zeni, che si è detto «molto stupito e in negativo»: «Ci riempiamo la bocca di investire sui giovani e poi tagliamo le borse di studio. Con una contraddizione: diciamo che i meritevoli vanno avanti comunque ma che le famiglie faticano a ripagare i prestiti. Con la stessa logica dovremmo tagliare tanti finanziamenti alle imprese. Si tratta di misure fondamentali, mi auguro che la giunta riveda la sua decisione».

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