Posta a giorni alterni, partono in cinque 

Da dicembre Borgo, Vezzano, Fiera, dal 22 gennaio Lavarone e Levico. Dalledonne: «Inaccettabile»



TRENTO. Saranno cinque le località in Trentino dove partirà a breve la posta a giorni alterni. Dopo anni di stop and go, ci siamo. I responsabili dell’area manager industriale del Nord Est di Poste Italiane lo hanno annunciato martedì ai sindacati. Quello che già succede a macchia di leopardo in mezza Italia, succederà anche in provincia di Trento. Dal 3 dicembre partiranno Borgo Valsugana, Vezzano e Fiera di Primiero, dal 22 gennaio Lavarone e Levico. Cinque recapiti previsti in 10 giorni, ovvero il postino arriverà nelle case due volte alla settimana. Assicurata la consegna quotidiana dei giornali.

Poste ha garantito che non ci saranno ripercussioni sul personale in eccedenza, che resterà nell’ufficio in cui lavora, e tra il quale sarà individuato per ogni territorio un operatore dedicato alla distribuzione dei giornali.

Preoccupati i sindacati. «Sapevamo che sarebbe successo», commenta Lorenzo De Carli, segretario aggiunto della Uil POste, «mi piacerebbe dire a Rossi che i nodi sono venuti al pettine. Il controsenso è che a Bolzano si fanno 25 assunzioni e si dice no ai giorni alterni. Qui invece si va a singhiozzo. Ma prima o poi ci saranno ricadute sull’occupazione. La fortuna è che l’età media dei postini è di 53 anni: significa che non saranno licenziati, ma non saranno sostituiti. Abbiamo provato in tutti i modi di spiegare che se non si danno servizi sul territorio, quest’ultimo si spopolerà. Hanno fatto battaglie colossali per i punti nascita, ma ogni giorno c’è chi deve ricevere la posta, dalle raccomandate per essere sottoposti a visita medico legale per l’accompagnamento, ai pacchi che sono sempre più numerosi con l’e-commerce».

Daniela Tessari (Slc Cgil) ammette: «è vero che la corrispondenza è in calo, ma è vero che la Posta è un servizio universale e non si può dividere i cittadini tra quelli di serie A e serie B a seconda di dove vivono». Il piano di Poste prevede pensionamenti incentivati e il passaggio di personale dalla consegna agli sportelli. I portalettere in Trentino sono circa 400: stanno calando i tempi indeterminati con pensioni ed esodi incentivati e vengono sopperiti con tempi determinati, quindi con precarietà. De Carli ricorda che i costi sono già stati ridotti: si è passati da 350 milioni del 2013 l’anno ai 248 attuali. «Il controsenso è che lo Stato, quando era azionista unico, due anni fa, pagava il servizio alle Poste, ma riceveva cedole di utili per il doppio di quello che avrebbe dovuto pagare: 600 milioni. Qualche genio ha deciso di vendere una quota di Poste al mercato privato, pensando di realizzare chissà che cosa, è finita che stiamo regalando soldi. Duro il sindaco di Borgo Fabio Dalledonne: «Un ulteriore impoverimento inaccettabile. Prima l’ospedale, poi il tribunale, adesso ci tolgono anche la Posta. Nei prossimi giorni chiederemo chiarimenti, parliamo di consegna a singhiozzo in un capoluogo di comunità e centro di servizi. Parlano tanto di presenza sul territorio ma noi sindaci siamo lì a fare i burattini. La crisi ha colpito tutti, ma soprattutto noi, che siamo la periferia dell’Impero».(l.m.)













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