«Pollo alla coca»: Parodi porta Diprè in aula 

La cuoca della tv si sente diffamata da un video del trentino: su YouTube 89 mila visualizzazioni



TRENTO. La ricetta originale era il pollo al curry. Una ricetta «salvacena» che Benedetta Parodi proponeva dalla tv riuscendo a fare tutto nel giro di neppure dieci minuti. Nel video pubblicato sulla piattaforma YouTube dal trentino Antonio Diprè, la ricetta diventava quella del pollo alla cocaina. Un video dove le immagini di Benedetta Parodi si alternavano a quello dello stesso Diprè e a quelle di ragazze poco vestite dove la vera protagonista era la cocaina, appunto. Un video che fino a ieri aveva registrato quasi 89 mila visualizzazioni. E che per Benedetta Parodi era (ed è visto che lo si trova ancora) altamente diffamatorio. Tanto da spingere il volto televisivo che fino a qualche settimana fa divideva lo spazio a Domenica In con la sorella Cristina, a denunciare Diprè per diffamazione. Diprè, trentino di Tione, 43enne si era fatto notare come critico d’arte su reti private. Avvocato, iscritto all’ordine dei giornalisti ne era stata radiato dopo un video molto pesante. L’accusa? La violazione della Carta di Treviso sui diritti dei minori per aver pubblicato un'intervista a una bimba che "canta e bestemmia", oltre ad aver ripetutamente oltraggiato l'Ordine stesso. E per un altro video molto spinto girato in un parco del Friuli, era stato anche condannato a 4.500 euro di multa.

Ora la nuova grana giudiziaria. La querela presentata da Benedetta Parodi è per diffamazione perché l’immagine di lei che usa la farina per il pollo al curry viene associata a quella della cocaina. E poi si arriva al finale del filmato con la Parodi che dichiara di essere «carichissima», aggettivo che, nel video avrebbe uno stretto legame con l’uso dello stupefacente. Il tutto con tanto di canzone cantata dallo stesso Diprè. La procura aveva chiesto l’archiviazione della querela ma l’avvocato di Bendetta Parodi aveva presentato opposizione. E le argomentazioni che erano alla base di questa richiesta, sono state ritenute fondate dal giudice per le indagini preliminari, La Ganga, che ha quindi deciso per l’imputazione coatta. Il tempo di calendarizzare le udienze e quindi il «pollo alla cocaina» e la diffamazione diventeranno oggetto di un dibattimento nell’aula al pianoterra del Palazzo di giustizia di Largo Pigarelli.













Scuola & Ricerca

In primo piano