Piccione ucciso, 5 mila euro di risarcimento

È la richiesta della Lav. Imputato un uomo che sparò al volatile



 TRENTO. Cinquemila euro. Tanto chiede la Lav come «risarcimento» per la morte di un piccione, ucciso da una pistola ad aria compressa. L'associazione che difende gli animali, infatti, ieri mattina si è costituita parte civile nel procedimento aperto in tribunale contro un sessantenne che è accusato di aver sparato - uccidendolo - ad un piccione. Un episodio sul quale si sta discutendo da tempo nei corridoi del palazzo di giustizia. La storia inizia a fine agosto 2009 quando un uomo, a Stella di Man, spara ad un piccione che si trova sul cornicione di casa sua. I vicini chiamano la polizia e lui agli agenti spiega di averlo fatto perché esasperato: era stufo che gli sporcasse i muri di casa. Per la questura il fatto non costituiva reato perché avvenuto all'interno della proprietà privata e la vicenda sembrava destinata a finire così. Invece no. Per la Procura si è trattato dell'abbattimento ingiustificato di animale e quindi di un reato. La richiesta è di un decreto penale di condanna da 7.500 euro. A questo punto si apre un altro capitolo: il giudice per le indagini preliminari non è d'accordo con l'interpretazione dei fatti. Lui utilizza, per motivare il dissenso, un altro articolo del codice penale. Si tratta del 638 che si occupa proprio dell'uccisione di animali. In particolare il giudice si richiama all'ultimo comma che recita testualmente: «Non e' punibile chi commette il fatto (l'uccisione, ndr) sopra volatili sorpresi nei fondi da lui posseduti e nel momento in cui gli recano danno». E così si arriva alla risposta della procura. Gli uffici guidati da Stefano Dragone, infatti, non sono intenzionati a mollare la presa e così si arriva all'udienza di ieri mattina. Tutto ora è rinviato a maggio.













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