Pd, Robol è segretario. L’ira di Filippi

Scalfi: «Nessun ribaltone, Giulia più adeguata e autonoma». Fronza Crepaz eletta presidente dell’assemblea con 39 voti


di Chiara Bert


TRENTO. Con il voto in assemblea degli eletti con Vanni Scalfi, Giulia Robol diventa il nuovo segretario del Pd. L’assessora comunale roveretana, architetto, 42 anni, sposata con due figli, un passato politico nella Margherita, grazie all’accordo con il terzo arrivato vince così il ballottaggio e scala il partito. Sorpassando Elisa Filippi che, seppur per 391 voti e 5 punti percentuali, è stata la vincitrice delle primarie. «Sono contenta della fiducia che Scalfi e i suoi delegati hanno riposto nella mia squadra», è il primo commento di Giulia Robol, «non era certo una decisione scontata. Direi che ha prevalso una sintonia naturale che si è creata durante il percorso congressuale sul metodo, seppur nella diversità talvolta delle opinioni. Con Elisa questa sintonia non è scattata. C’era da parte sia mia che di Vanni la consapevolezza che difficilmente uno di noi tre avrebbe raggiunto il quorum per essere eletto segretario». E ora? «Il mio auspicio è che non ci siano strascichi. Il rinnovamento del Pd passa non solo per le persone ma anche per un metodo e spero che anche Elisa su questo di ci sia».

Un finale di congresso che ha fatto insorgere i sostenitori di Elisa Filippi. «Hanno parlato di Pdiverso, e ora s'accomodano con la vecchia guardia.Tanto gli elettori non contano», twittava a notte fonda Monica Ioris, la coordinatrice del circolo dell’Argentario eletta nelle liste di Filippi. «Niente affatto - risponde a distanza Vanni Scalfi - abbiamo scelto la persona più adeguata e più autonoma. La prevalenza di Elisa alle primarie è stata davvero di poco, era sostenuta da chi, all’ultimo congresso, aveva complessivamente preso il 78% dei consensi, si è dichiarata renziana e a pochi mesi dal successo di Renzi ha preso il 37%. Dichiararsi vincitori mi sembra troppo, al di là del tifo calcistico di certi suoi giovani sostenitori». Il coordinatore cittadino del Pd di Trento racconta così la decisione assunta con il suo gruppo domenica a tarda sera: «Io ho fatto una proposta che è stata discussa e condivisa senza bisogno di andare alla conta. E non si facciano retropensieri sulle due assenze tra i nostri eletti in assemblea (Claudia Angelini e Anita Briani, ndr) - previene Scalfi - tutte e due mancano una per motivi di lavoro e l’altra per motivi personali. Avrebbero comunque votato Giulia Robol». Scalfi garantisce sulla compattezza dei suoi e spiega così la scelta fatta: «È stata ispirata a un criterio di adeguatezza, ci siamo liberati di retropensieri sui big dell’una e dell’altra candidata, anche perché non c’erano differenze significative tra buoni e cattivi». «Ci è sembrato che Giulia desse le maggiori garanzie di consapevolezza di ciò che serve al Pd, in termini di conoscenza del territorio e delle dinamiche locali. Ci è sembrata più autonoma, ha gestito con carattere ed energia e in piena autonomia le proposte che ci ha fatto, è stata molto più chiara e concreta». Nel merito dei temi, Scalfi assicura di aver incassato da Robol garanzie su «un percorso partecipato sul tema caldo delle Comunità di valle, attenzione ai temi ambientali, un raffreddamento su prospettive fusionistiche con l’Upt». Infine, su «una gestione aperta e trasparente dell’assemblea». Carica per cui gli scalfiani hanno proposto l’ex parlamentare Lucia Fronza Crepaz, eletta con 62 voti, «un nome di intesa - spiega Scalfi - la persona più competente a presiedere un organismo aperto e partecipato», gelando così le ambizioni dell’avvocato Gennaro Romano (recordman di preferenze con 272 voti). Via libera di Robol: «È una persona che stimo e credo possa essere anche un segnale di distensione verso il gruppo di Elisa». Crepaz ieri è stata eletta con 39 voti e 26 schede bianche (i delegati di Filippi più due franchi tiratori). Alla guida del partito arriva dunque una coppia tutta al femminile, Robol-Crepaz. Prossimo step la composizione della segreteria, dove entreranno anche gli scalfiani: «Il partito - avverte Scalfi - lo gestiamo insieme. Non starò fuori a fare il grillo parlante».













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