Pd nel caos, salta il vertice su Rossi
Il segretario Muzio ai partiti: «Ci serve prima un’assemblea urgente per una posizione univoca». Si farà lunedì prossimo
TRENTO. Non si farà. Che cosa? Il summit del centrosinistra che oggi avrebbe dovuto dire una parola chiara sull’eventuale conferma (o meno) di Ugo Rossi come candidato presidente. Per schiarirsi le idee il segretario del Pd Giuliano Muzio aveva trascorso un week-end in mezza montagna, da eremita. Non è servito.
Ieri, dopo pranzo, si è seduto al computer ed ha scritto una mail ai partiti della coalizione: «Cari tutti, la situazione che si è venuta a determinare all'interno del Partito Democratico del Trentino, a seguito degli articoli dei giorni scorsi comparsi sui quotidiani locali, rende necessaria la convocazione d'urgenza di una assemblea straordinaria del Pdt» osserva Muzio. Morale? La riunione «urgente» si terrà lunedì prossimo e la riunione di coalizione il giorno successivo, martedì 22 alle 17.30.
Ma cosa può cambiare in una settimana? «In queste condizioni, sono costretto a rimandare la riunione dei segretari di coalizione. Sono rammaricato dell'ulteriore perdita di tempo, di cui non sono certo io la causa, ma che come voi subisco. D'altra parte ritengo - scrive Muzio nella mail - che il rispetto che ho nei vostri confronti imponga che il Partito che rappresento debba sedersi al tavolo con una posizione chiara e univoca, che solo il suo massimo organo politico deliberante potrà ripristinare. Avrete sicuramente modo di essere aggiornati tramite le notizie che verranno diffuse nei prossimi giorni attraverso gli organi di stampa».
Nel Pd è in atto da tempo un braccio di ferro tra due anime. Il mandato dell’assemblea è dunque quello di “valutare tutte le opzioni”. Capire se ci sono alternative a Rossi (che a sto punto dovrebbero essere messe sul tavolo) o se si debba confermare l’attuale presidente, lavorando a testa bassa su programma e coalizione. Ci sarebbe anche la terza via, quella che non nasconde la presidente del partito Donata Borgonovo Re che in qualche occasione ha evocato la possibilità di un Pd che si collochi «a fare una opposizione catartica».
Vediamo. Proprio Borgonovo Re, con il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi ed il capogruppo Alessio Manica guidano la parte del partito che spinge per cercare opzioni diverse da Rossi.
Ma nel Pd molti altri dicono, suppergiù: «Se queste opzioni non ce le fate capire allora è meglio non tenere sulla graticola il presidente in carica. E confermarlo». A questa linea di pensiero si possono ascrivere il presidente del Consiglio Bruno Dorigatti, l’assessore alla salute Luca Zeni, Giorgio Tonini, il presidente dell’A22 Gigi Olivieri, l’ex segretario del partito ed assessore comunale Italo Gilmozzi, i, sindaco del capoluogo Alessandro Andreatta.
Una possibilità sarebbe dunque quella di andare alla conta tra le due correnti anche se dentro il Pd c’è anche chi riferisce di una terza via o, meglio, di un corollario di quella dura e pura evocata da Borgonovo Re, che potrebbe trovare in Alessandro Olivi l’interprete. Quale? Dire addio a Rossi, con il vicepresidente che potrebbe a quel punto offrirsi di guidare il partito, risvegliando l’orgoglio del Pd.
Questo si tradurrebbe con tutta probabilità nell’addio del Patt e con un “asciugamento” della coalizione. Olivi, ma qui siamo ad un livello di teorizzazione importante, potrebbe a quel punto esplorare nuove vie: saldandosi con i civici di Francesco Valduga e Roberto Oss Emer. E coinvolgendo nel contempo quel Geremia Gios con cui, non a caso, ha ragionato di recente attorno ad un piatto di orzotto. Una scelta che potrebbe coinvolgere una parte dell’Upt a sua volta non certo granitica sulla conferma dell’attuale presidente della Provincia.