Palestra chiusa, braccio di ferro in crisi 

Tomasi di Armwrestling: «Abbiamo salvato l’attrezzatura ma siamo per strada. Qualcuno ci ospiti»



TRENTO. Ritrovarsi in mezzo a una strada a causa di un sms arrivato poco dopo le 4 di notte. È quanto è successo a Livio Tomasi e agli atleti della società Armwrestling Trento che praticavano la disciplina del braccio di ferro, in uno spazio all’interno della palestra “Fit for You” di via Bassa, chiusa per fallimento della società di gestione.

«Nel messaggio mi è stato consigliato di portare via tutta l’attrezzatura che era di mia proprietà, entro le 14 del 30 gennaio – racconta Livio Tomasi – perché a quell’ora sarebbe arrivato l’ufficiale giudiziario a mettere i sigilli al fabbricato. Ero al lavoro e ho dovuto organizzare un velocissimo trasloco per salvare la nostra attrezzatura».

E adesso ? «Siamo fermi. Il braccio di ferro richiede un allenamento quotidiano che non possiamo più fare. Ho contattato alcune palestre della città, purtroppo senza risultato anche perché i 1150 iscritti in Via Bassa, si sono rivolti ad altre strutture che ora non hanno più spazio a disposizione».

Ma non potete trovare una sede provvisoria? «L’attrezzatura può stare in garage, ma i nostri allenamenti oltre a dover essere fatti al caldo, hanno bisogno di un’area per il riscaldamento, non è facile».

Non aveva avuto sentore della situazione? «Quando sono entrato alla “Fit for You” l’accordo era stato quello di un mio impegno nella promozione della palestra e dopo aver portato gli iscritti, a inizio anno ho chiesto di fare due conti: rimandati a febbraio. Avevo iniziato l’attività sportiva anche con i ragazzi portatori di handicap e ci era stato prospettato un progetto di ampio respiro».

Ai suoi ragazzi cosa ha detto? «Che non avremmo più avuto un posto dove allenarci e che alla gara del 2 marzo a Brescia, quasi sicuramente non potremo più partecipare. Abbiamo tutti il morale a terra, la nostra è una società nuova che però aveva iniziato a raccogliere risultati interessanti e che si stava allargando: abbiamo perso tutto».

E non è nella condizione di poter avviare un’azione legale? «No. All’interno della palestra c’erano spazi concessi a terzi gratuitamente. Oltre a me, c’erano il pugilato e un insegnante di arti marziali. La fortuna è stata quella che tutti siamo riusciti a portare via la propria attrezzatura». Poi l’appello: «Chiedo a tutti i titolari di palestra della città di darci una mano. Siamo una disciplina giovane in espansione e che può contribuire a far conoscere la palestra. Abbiamo orari particolari, ma possiamo trovare un accordo. Almeno lo spero».(d.p.)













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