Palazzo delle Albere, non solo quadri

Il progetto per la riapertura tra un anno: gestione “aperta” e in rete con i musei provinciali per contenere le spese


di Paolo Morando


TRENTO. Il cantiere avanza, più o meno rispettando i tempi: i lavori di ristrutturazione dovrebbero infatti concludersi appena in tempo, cioè all’immediata vigilia dell’apertura del nuovo Museo della scienza firmato Renzo Piano. Dunque tra un anno, giugno 2013. Mesi che serviranno per definire compiutamente il futuro di palazzo delle Albere, chiuso dalla fine del 2010: un futuro in buona parte ancora immerso nell’indeterminatezza e sul quale, da un po’, sembra essere calato il silenzio. Tornerà ad essere ciò che è stato per anni, struttura museale del Mart (di cui un tempo è stato unica sede) dedicata ai maestri trentini dell’Ottocento? Diventerà invece una “dependance” del Muse? Potrà ospitare altre iniziative? E la Galleria civica, vi troverà sede? I termini principali della discussione sono in sostanza tutti qui. Ma non è poco. Quella che si gioca attorno a palazzo delle Albere è infatti una partita di ridisegno degli spazi della città, in un contesto del tutto nuovo (il nuovo quartiere che sta sorgendo all’ex Michelin) che schiude le porte a ipotesi fino a ieri improponibili. Il tutto, e non è un dettaglio secondario, in una congiuntura economica che costringe l’ente pubblico (ovviamente la Provincia, che del palazzo detiene la proprietà) a valutare con attenzione ogni capitolo di spesa.

«La discussione è in corso e siamo alla stretta finale», assicura l’assessore provinciale alla cultura Franco Panizza. Che, proprio a proposito di costi, mette subito le mani avanti: «Abbiamo appena avviato nuove strutture espositive come Castel Thun e il Museo delle palafitte di Ledro, per non parlare del Muse, impresa particolarmente impegnativa. E prevedere per le Albere un futuro solo museale dedicato all’Ottocento comporterebbe forti investimenti». Con questi paletti, la via sembra insomma obbligata. Ed è una via che porta dritta verso un futuro alternativo del palazzo. Che grazie al nuovo assetto urbanistico dell’area è destinato a perdere per sempre il carattere di “marginalità” che lo ha contraddistinto per anni, soprattutto dopo l’apertura nel 2002 della sede roveretana del Mart, che ha involontariamente “strapazzato” l’annuale mostra tematica delle Albere con una miriade di iniziative espositive. Una marginalità che ha portato via via al declino, che le cifre relative ai visitatori degli ultimi anni pre-chiusura dimostravano impietosamente: nel 2005 erano stati 32.557, nel 2006 23.604, nel 2007 16.922, nel 2008 13.842 fino agli 11.122 del 2009. Una discesa a picco accentuata anche dal cantiere all’ex Michelin e la conseguente eliminazione dei parcheggi.

Sono numeri che, da soli, impongono una riflessione complessiva sulla futura “mission” di palazzo delle Albere. Che un domani, così prevedono i progetti, sarà collegato al centro storico con un sottopasso che porterà direttamente ai Tre Portoni di via Santa Croce, a pochi passi da piazza Fiera, trasformandolo così in “porta della città”. Con immediatamente alle spalle un quartiere nuovo di zecca con un importante polo attrattivo come il Muse. Sono tutte considerazioni che spingono Panizza a individuare per le Albere un futuro sostanzialmente diverso: non più insomma scrigno di lusso riservato all’Ottocento. O almeno non solo. «Sono ragionamenti che, per quanto riguarda i possibili riallestimenti, stiamo portando avanti con la nuova direttrice del Mart Cristiana Collu - spiega l’assessore - ma anche con Michele Lanzinger del Museo delle scienze circa le attività ospitate dal Museo tridentino che nel Muse non potranno trovare più spazio, come ad esempio quelle del fotoamatori o dei gruppi teatrali, che “legavano” il museo alla città». E che proprio alle Albere potrebbero trovare un nuovo punto d’appoggio.

Lo scenario è dunque chiaro. E benché Panizza non lo dica espressamente («siamo vicini a una scelta, ma parlarne ora sarebbe prematuro»), tutto fa pensare che il destino delle Albere sia in qualche modo obbligato: una struttura “viva” fin dal parco esterno, peraltro già utilizzato (lo sarà anche nelle prossime settimane) per concerti. Non dunque un classico “giardino italiano” ma invece un prato ideale per mostre all’aperto, installazioni, ed eventi artistici, in linea con il profilo complessivo delle future Albere: una struttura centrale e pulsante, aperta ai giovani e alle scuole, con spazi per l’arte dell’Ottocento ma anche per le sperimentazioni. E qui rispunta la questione Galleria civica, per la quale Panizza ha già profilato una futura collocazione appunto alle Albere. Controindicazione: possibile che una trasformazione del genere risulti meno dispendiosa di una gestione dedicata esclusivamente ad esposizioni, diciamo così, “classiche”? E qui Panizza si sbilancia: «Al contrario: sarebbe la soluzione meno costosa». Già, perché le spese di palazzo delle Albere verrebbero “spalmate” fra tutti gli attori che ne fruirebbero: dal Mart al Buonconsiglio, dal Muse al Comune, e così via. È il principio della “rete” tanto caro all’assessore alla cultura, concretizzatosi ora con periodiche riunioni bisettimanali di tutti i direttori dei musei provinciali, in un’ottica di gestione comune delle iniziative. Perché le risorse sono sempre meno. E “sprecare” le Albere per sempre meno visitatori un lusso che non è più permesso.

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