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Paga il Suv nuovo senza riceverlo mai: in tre a processo

Aveva versato oltre 20 mila euro di anticipo ma non gli è mai stato consegnato il veicolo



TRENTO. Comperare una macchina è sempre un passo importante. Sia perché la spesa rischia di essere comunque importante sia perché il rischio di prendere la classica “sòla” è sempre dietro l'angolo. Ne sa qualcosa un trentino che si era rivolto ad un autosalone della Valle dei Laghi alla ricerca di un fuoristrada: lì, esposto nei locali della rivendita, aveva visto una Suzuki Vitara a km 0 e con i responsabili del salone aveva pattuito un prezzo di acquisto di 20mila e 500 euro e poi aveva firmato il contratto preliminare: avrebbe versato 2mila come caparra e poi gli altri 18mila e 500 alla consegna della vettura.

Ma le cose non erano andate come sperato. Secondo l’accusa, infatti, l'autosalone - di cui è amministratore e socio unico un trentassettenne della zona che porta avanti l’attività in cogestione con il padre di 69 anni e con la sorella di 35 a fare da impiegata amministrativa della società - aveva gestito l’affare in maniera assolutamente irregolare.

La prima mossa era stata quella dell’impiegata che, con il conto corrente societario chiuso per l’intervento di alcuni creditori, aveva messo a disposizione il proprio corrente personale per ogni tipo di movimentazione societaria. La prima visita del cliente all’autosalone era avvenuta alla fine di luglio del 2013 e, pochi giorni dopo, all’inizio di agosto, l’uomo aveva provveduto al versamento della caparra di 2mila euro. Solo due giorni più tardi, però, il cliente era stato contattato dal rivenditore che lo invitava a versare l’intero importo della vettura spiegando che altrimenti, trattandosi di una vettura proveniente dall’estero, non avrebbe potuto avviare le pratiche del passaggio di proprietà.

Puntualmente il denaro era stato versato sul conto dell’impiegata, senza però che la vettura venisse mai consegnata al cliente. Sì, perché anziché utilizzare quella somma per pagare l’auto fornita da un’azienda di Milano, i tre dell’autosalone avevano usato il denaro per pagare i vari creditori. Niente soldi, quindi, niente auto. Per questo, ora, è iniziato il processo che li vede tutti e tre imputati del reato di truffa.













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