Orgoglio alpino sotto la Madonnina
Milano. Si è chiusa con allegria, applausi, tanto orgoglio e, per fortuna, senza pioggia la 92esima Adunata degli alpini. Una tappa importante, quella dell’anno del centenario dalla fondazione dell’As...
Milano. Si è chiusa con allegria, applausi, tanto orgoglio e, per fortuna, senza pioggia la 92esima Adunata degli alpini. Una tappa importante, quella dell’anno del centenario dalla fondazione dell’Associazione, che ha avuto anche un “teatro” importante, quello della città di Milano, con tutti i suoi pregi e difetti.
5mila trentini a Milano
Dei circa 5mila trentini arrivati nel capoluogo lombardo sono stati quasi 3mila a sfilare, scendendo per le strade di una Milano forse non troppo coinvolta, ma che ha comunque radunato una grande folla ad applaudire le penne nere provenienti da tutta Italia (e non solo). Dopo l’ammassamento in viale Luigi Majno e viale Bianca Maria gli alpini hanno iniziato la propria sfilata su Corso Venezia, per arrivare, dopo un paio di svolte, nel prestigioso teatro di Piazza Duomo, dirigendosi poi su via Orefici e via Dante per raggiungere Largo Cairoli, dove si è conclusa, tra tanti applausi, la loro marcia. «La sfilata ti permette di sentire il calore della gente –racconta Walter Ropele, capogruppo di Mezzano- gli applausi ti rendono orgoglioso di aver fatto il militare e di appartenere al gruppo degli alpini, è molto bello. Forse l’anno scorso per noi è stata un po’ più calorosa, ma magari proprio perché era a “casa nostra».
L’orgoglio della tradizione
Sfilare, si sa e si è sentito lo scorso anno nell’Adunata nostrana, è sempre un grande orgoglio per gli alpini, ma non si tratta solo di questo, è anche una tradizione da non dimenticare: «È un fattore storico, culturale e anche di osservazione del corpo degli alpini stesso, prima che vada in estinzione è meglio farlo –aggiunge Bruno del gruppo di Sabbionara- l’Adunata è il momento cruciale di tutto l’anno per un alpino. Quella dello scorso anno è stata molto meglio, credo che qui sia mancata un po’ l’organizzazione: bandiere, servizi, alpini che ti indicano dove andare, un po’ la logistica in generale. Anche se comunque la gente ha partecipato”.A partecipare, oltre agli spettatori, anche i tantissimi alpini trentini, come sottolinea un volontario della protezione di civile del gruppo di Zambana: «Non so esattamente quanti fossero, ma c’è stato il pienone sicuramente. La gente infatti mi domandava: “ma quanti sono i trentini?”. È una cosa scritta nel nostro dna ed oggi è stato impressionante. Ho visto poi anche il governatore (Fugatti, ndr), che invece di stare sul palco con le altre persone era qui con noi».
Il confronto con Trento
Parlando quindi delle differenze tra l’Adunata “giocata in casa” lo scorso anno e quella appena conclusasi, continua: «Tante cose non si sapevano, è stata una cosa forse fatta un po’ all’ultimo momento, anche a livello organizzativo secondo me. Si tratta di una città grande, forse troppo dispersiva, ma non è comunque andata assolutamente male, non ci sono stati problemi».
Al termine della sfilata Largo Cairoli e dintorni si sono quindi riempiti di alpini, che hanno potuto festeggiare la fine dell’Adunata di quest’anno, intonando cori e suonando in allegria. Le penne nere della città ospitante, come da tradizione, hanno sfilato per ultime, partendo dopo le 19:30, insieme, tra gli altri, alla rappresentanza del Servizio d’Ordine Nazionale, al comitato organizzatore e ad un gonfalone della città di Rimini, dove si svolgerà l’Adunata del 2020.