Olivi: "Sì alla domenica di shoppingQuella di Andreatta è una buona idea"
Mette d’accordo tutti la proposta che il sindaco di Trento aveva lanciato all’indomani dell’approvazione della nuova legge sul commercio, in merito alle aperture domenicali dei negozi
TRENTO. Prende sempre più forma l’idea di dedicare la prima domenica del mese allo shopping in città, un’ipotesi accolta con entusiasmo anche dallo stesso assessore Olivi. Mette infatti d’accordo tutti la proposta che il sindaco di Trento aveva lanciato all’indomani dell’approvazione della nuova legge sul commercio, in merito alle aperture domenicali dei negozi. «Non chiederemo tutte e quaranta le domeniche, ne basterebbero quindici». L’idea ha subito trovato il consenso dei negozianti, che richiedono però di far coincidere le domeniche dedicate al commercio con un calendario di eventi di attrazione in città. Anche qualche sindacato, in particolare la Cgil, si è mostrato possibilista sulla proposta, sempre nel rispetto dei diritti dei lavoratori. Sulla stessa onda si trova anche il comune di Rovereto che va oltre, lanciando l’ipotesi di un accordo tra le due amministrazioni per aprire i negozi lo stesso giorno.
Le risposte alla proposta di Andreatta sono state positive non solo a Trento, ma anche a Rovereto, sia da parte dell’amministrazione comunale che degli operatori economici. Sull’argomento si pronuncia in modo positivo anche Alessandro Olivi, padre della nuova legge sul commercio.
Assessore Olivi, questa nuova legge sta facendo discutere molto, dentro e fuori l’aula del Consiglio provinciale.
Questo è un fatto più che positivo. Sulla questione delle aperture domenicali, sarebbe stato molto più semplice per la Provincia imporre una regola fissa per tutti, ma abbiamo preferito assegnare una certa autonomia ai territori e una concertazione tra le parti.
Stanno già arrivando le prime proposte, ad esempio dal comune capoluogo: cosa ne pensa dell’idea di Andreatta, che propone una domenica di shopping al mese?
Ora la Provincia non dovrebbe entrare nel merito delle scelte delle singole amministrazioni. Credo comunque che la proposta del sindaco di Trento sia molto sensata ed equilibrata.
Quindi approva questa declinazione?
La proposta di Andreatta coglie l’elemento più innovativo della norma (le aperture domenicali) e apre una nuova fase di sperimentazione. Interpreta a pieno lo spirito della legge.
Qual è, quindi, lo spirito della legge?
La legge fa una scelta chiara, innescando un processo di discussione e confronto. Genera inoltre una corresponsabilità i tra vari livelli istituzionali e le categorie economiche. Sono certo che ciò possa anche migliorare la qualità delle relazioni.
Qualcuno parla di liberalizzazione delle aperture domenicali, ma la nuova normativa non prevede questo?
No, infatti. Non si tratta di liberalizzare. Al contrario: la legge stabilisce criteri e regole quadro e toccherà ai comuni, con provvedimenti amministrativi, scegliere le formule migliori, concordate con esercenti e lavoratori.
Anche Rovereto accoglie bene la proposta di Andreatta, suggerendo inoltre di concordare insieme l’apertura per la prima domenica del mese. E’ una buona idea?
Non vorrei entrare troppo nel merito della questione. Sono però convinto che una scelta di omogeneità tra Trento e Rovereto sia più che positiva.
L’idea si potrebbe allargare ad altri comuni del Trentino?
Guardando al futuro e pensando, ad esempio, a Metroland, tutti i comuni lungo l’asta dell’Adige potrebbero trovare un accordo, ma questo spetta alle singole amministrazioni comunali. Credo sia meglio evitare eccessive frammentazioni, sempre però nel rispetto delle specificità dei vari territori.
I commercianti chiedono inoltre un calendario di eventi, a cui abbinare l’apertura dei negozi. L’accordo tra le parti è possibile secondo lei?
La legge, in questo senso, incentiva la condivisione, la partecipazione e il confronto tra i vari attori, gli operatori economici e i lavoratori. E’ il risultato che vorremmo ottenere, con una norma che non è meramente oggettiva.
Ora i comuni hanno autonomia sull’apertura domenicale, ma non sull’identificazione delle grandi superfici?
Con la nuova legge, sarà la Provincia a decidere sulla destinazione delle aree al sopra dei diecimila mila metri quadrati, ma lo farà, come recita testualmente la norma «sentito il parere del comune interessato».
Quindi le amministrazioni non hanno nulla da temere?
La decisione deriva dal Piano urbanistico provinciale ed è volta a limitare l’espansione della grande distribuzione in maniera quantitativa. Al momento non c’è necessità di applicare la norma ed eventualmente verrà fatto nel rispetto delle amministrazioni comunali.
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