«Oggi è l’ospedale  la vera cattedrale Sacerdoti i sanitari»

trento. «Sono state chiuse le chiese perché l'atto evangelico oggi è tutelare la salute. Gli operatori sanitari sono i veri sacerdoti in questo momento e la vera cattedrale è l'ospedale. Restare a...


CLAUDIO LIBERA


trento. «Sono state chiuse le chiese perché l'atto evangelico oggi è tutelare la salute. Gli operatori sanitari sono i veri sacerdoti in questo momento e la vera cattedrale è l'ospedale. Restare a casa è un atto d'amore per gli altri». Lo ha detto ieri l’arcivescovo Tisi in collegamento video durante la conferenza stampa della task force Covid. Un passaggio del suo intervento è stato dedicato ai social, che don Lauro ha ricordato di avere spesso criticato: «In questo momento devo dire che per fortuna ci sono. Oggi scopriamo che per stare con gli altri dobbiamo tenere la distanza. Un fatto assolutamente nuovo. Ma sta nascendo una solidarietà generale. E il web è come un grande grido a tornare ad incontrarci».

In mattinata la celebrazione eucaristica in Duomo. L’arcivescovo a braccio ha ricordato chi ha perso i propri cari e non li ha potuti assistere né nell’ora del trapasso, piangerli poi ed accompagnarli nell’ultimo viaggio. Don Lauro ha ringraziato tutti i sacerdoti, i cappellani degli ospedali che, nonostante il pericolo e le tante perdite, hanno accettato l’invito di portare l’unzione agli infermi, a chi con lo sguardo, non potendo parlare, chiede aiuto e piange in silenzio. Se ieri Papa Francesco nel suo accorato appello ha detto che oggi è la giornata del pianto, don Lauro ha quasi gridato: «Non ho più parole per ringraziare le persone che si sacrificano notte e giorno, medici, infermieri, personale sanitario, le forze di polizia, i volontari, la Protezione civile».

Poi il pensiero è andato a chi non può lavorare, a chi il lavoro l’ha perso, ma anche a chi vive nel disagio psicologico e nella disabilità, ai familiari dei malati che fanno una doppia fatica a vivere la quotidianità nel chiuso delle case. «Ho trovato – ha aggiunto – una comunità sana, più viva di quanto pensavo e che sa che il masso, che copre la tomba di Lazzaro, sta per essere tolto». Poi riferendosi alla clausura forzata, all’impossibilità di vedere i volti della gente, dell’abbracciarsi, dello stare insieme, del condividere, che purtroppo continuerà a lungo ha detto: «Bisogna farsi forza, anche in questo momento di silenzio assordante, nel quale c’è bisogno di incontrare volti perché quando questo non accade manca la vita». Il vescovo ha rivolto poi il pensiero agli anziani nelle case di riposo che non possono ricevere visite ed il conforto dei propri cari. Quindi ha ricordato don Gino Serafini del Bleggio, che avrebbe compiuto gli anni il 9 aprile; poi ha citato don Carlo, don Piero, don Samuele, don Luigi, don Silvio.













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