Oculistica, Rovereto sorpassa Trento
Maculopatia: 269 pazienti contro 228 nel 2016. Bottamedi: «Assurdo smantellare il Santa Chiara». L'assessore Zeni: «Il nuovo assetto funziona»
TRENTO. Rovereto sorpassa Trento per numero di pazienti curati per la maculopatia essudativa che colpisce i malati di diabete: da marzo a ottobre 2016 l’ambulatorio di Rovereto ha preso in carico 269 pazienti contro i 228 dell’ambulatorio di Trento nei primi mesi dell’anno. Il dato emerge dalla risposta dell’assessore provinciale alla salute Luca Zeni a un’interrogazione presentata lo scorso agosto da Manuela Bottamedi, interrogazione dove la consigliera denunciava «lo smantellamento del reparto di oculistica dell’ospedale Santa Chiara di Trento» a seguito del nuovo assetto dell’Unità multizonale di oculistica deciso nel 2014 che ha sede (e primariato) a Rovereto.
Bottamedi cita indiscrezioni degli ambienti ospedalieri che darebbero per certo un prossimo ridimensionamento del Centro di maculopatia, con chiusura della relativa sala operatoria. «Non esiste in tutta Italia (ma si potrebbe dire in tutta Europa) - lamenta - un ospedale regionale privo della struttura oculistica». Bottamedi cita anche una nota in cui la presidente dell’Associazione trentina diabetici si dice preoccupata e delusa per le promesse disattese, sottolineando come la ripartizione Trento-Rovereto «non è in grado di garantire la necessaria interdipendenza con altri reparti specialistici con cui una moderna oculistica si rapporta», come neurochirurgia, chirurgia maxillofacciale, chirurgia ricostruttiva, che si trovano solo a Trento. A tutto ciò secondo la consigliera va aggiunto il fatto che «nessun paziente trattato a Trento può relazionarsi con il pur ottimo primario di oculistica (la dottoressa Federica Romanelli, strappata all’ospedale di Negrar, ndr), essendo la sua sede operativa a Rovereto e non essendo praticamente mai presente a Trento».
Nella risposta l’assessore Zeni conferma la scelta fatta per oculistica, specialità dove storicamente - scrive - «non si può non rilevare una significativa quota di mobilità passiva verso centri specializzati delle regioni vicine». Il Trentino aveva dunque la necessità di fermare la fuga di pazienti fuori provincia. Di qui la riorganizzazione, con l’istituzione dell’Unità operativa multizonale che ha sede istituzionale all’ospedale di Rovereto e sede operativa a Trento. Il nuovo assetto, secondo l’assessore, «ha prodotto significativi risultati nella capacità di soddisfare la domanda interna e nel parziale recupero dei flussi di mobilità extraprovinciali, rivelandosi un modello efficace ed efficiente», paradigma di «un’organizzazione in rete che distingue le funzioni specialistiche di prossimità da quelle ad elevata complessità tecnologico professionale».
Per ragioni logistiche e di spazi, spiega Zeni, una parte dell’attività chirurgica in day surgery e ambulatoriale è stata spostata a Villa Igea, «con un netto miglioramento dei tempi di attesa per cataratta e patologie della cornea», che sono gli interventi più numerosi. Per quanto riguarda la maculopatia, da marzo 2016 è stato attivato a Trento e Rovereto il Punto diagnostico terapeutico ambulatoriale: l’accesso avviene tramite prenotazione al Cup. I risultati sono nei numeri citati dall’assessore: 269 pazienti curati a Rovereto in 8 mesi contro i 228 pazienti in 10 mesi a Trento. Il tempo medio di attesa è stato di 25,3 giorni a Trento e di 23,3 giorni a Rovereto, «tempi decisamente accettabili e congrui», rivendica Zeni. Quanto alle preoccupazione dell’Associazione maculopatia e dell’Associazione diabetici, l’assessore rassicura: sono state loro spiegate le ragioni del cambiamento organizzativo e gli obiettivi di efficentamento in un incontro del 27 novembre richiesto sul tema dalla Consulta per la salute.