«Non si riapra Cavalese per qualche voto in più»
Il presidente dell’Ordine dei medici Ioppi: «No a scelte elettorali sulla salute, sulla sicurezza non si transige. Vaccini, vedo un rigurgito di oscurantismo»
TRENTO. «La salute delle persone non dovrebbe mai essere ostaggio di scelte partitiche. Le decisioni in materia di sanità non dovrebbero essere prese per avere un voto in più. Se vogliono riaprire il punto nascite di Cavalese lo facciano solo se riescono a trovare soluzioni organizzative che permettano la massima sicurezza». Il presidente dell’Ordine dei medici, Marco Ioppi, assiste da giorni alla polemica tutta pre-elettorale su chi riesce a riaprire prima il punto nascite di Cavalese e ricorda che le scelte in materia di sanità dovrebbero essere prese senza pensare ai voti.
Dottor Ioppi, cosa pensa della riapertura di Cavalese?
Dico che ogni servizio deve rispondere a criteri di sicurezza. E la sicurezza la sia raggiunge se il personale riesce a fare esperienza e ad affrontare ogni eventualità che si può presentare, ad esempio in sala parto. Se un servizio di 10 o 12 ostetriche cura 20 o 30 parti al mese, questo vuol dire che ogni ostetrica ne fa uno o due ogni mese e questo numero non permette di fare esperienza. Abbiamo sempre visto che un volume consistente di interventi fa diventare gli operatori capaci di affrontare le emergenze. Non lo dico io che i numeri contano, lo dicono tutti.
Ma la Provincia chiede di riaprire nonostante i bassi numeri.
Se lo vogliono fare, che trovino il modo di far diventare il personale esperto studiando forme di mobilità o altre soluzioni organizzative. Come Ordine non vogliamo che ci sia sempre un medico che sappia affrontare ogni tipo di emergenza con la dovuta esperienza e l’esperienza si fa con i numeri. Non possiamo abbandonare i medici in periferia senza l’esperienza adeguata.
Quindi per l’Ordine è meglio non riaprire?
Abbiamo sempre detto che riaprire nelle condizioni in cui si era prima non ha senso. Fare una fotocopia in piccolo di quello che accade a Trento o a Rovereto non darebbe la necessaria sicurezza. Noi saremmo preoccupati per i medici che si troverebbero ad affrontare emergenze senza avere l’esperienza adeguata.
Ma allora cosa si dovrebbe fare?
Trovino le soluzioni organizzative. Ad esempio, io o altri medici con una certa esperienza potremmo anche essere disponibili ad andare uno o due giorni alla settimana nei punti nascita. Comunque, all’Ordine interessa che ci siano medici con l’esperienza necessaria per affrontare le emergenze in sala parto che possono essere anche drammatiche. Sulla sicurezza non si può transigere. Lo vuole la coppia che attende, ma lo vogliono anche i medici. Ed è compito di chi organizza il servizio dare questa sicurezza.
Secondo lei questa gara a voler riaprire ha un sapore pre-elettorale?
Purtroppo, quando si mescolano esigenze di salute con problemi elettorali non si fanno gli interessi dei cittadini. Non si fanno battaglie partitiche sul diritto alla salute. La politica, quella vera, è un’altra cosa. E’ quella che spiega ai cittadini che è meglio fare due passi in più piuttosto che rischiare. E’ proprio necessario avere un servizio con poca sicurezza e che costa tantissimo sottraendo risorse ad altri servizi che ne avrebbero bisogno? Se si pensa solo ai voti non si dà un buon servizio alle persone. Per qualche voto in più non si possono dare servizi non sicuri.
Un altro tema caldo è quello dei vaccini. Che ne pensa della sospensione dell’obbligo?
I vaccini sono le scoperte più importanti e hanno permesso di sconfiggere malattie tremende. Ricordo che quando ero bambino avevo amici con la poliomielite e ho perso un fratellino di 3 anni a causa della pertosse. E faccio notare che in Italia siamo tornati a contare a decine i morti per il morbillo. Purtroppo, siamo di fronte a un pericoloso rigurgito di oscurantismo. Anche i colleghi medici dei 5 Stelle hanno detto che è una vergogna. E’ stato sospeso l’obbligo per rispondere a gruppi minoritari e ideologici, ma così mettono in pericolo i bambini.