«Non fate l’elemosina a quei finti poveri» 

L’assessora Franzoia, Pd, ed il caso della baraccopoli di Lamar: «Questuanti di professione che non vogliono farsi aiutare»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. «Sono professionisti dell’accattonaggio. Sono qui perché sanno che con i mercatini di Natale c’è tantissima gente per le strade della città. Ma i trentini debbono capire che è sbagliato fare loro l’elemosina. Ci sono altri modi per aiutare chi ha davvero bisogno». Bastano dieci secondi di visione del video della baraccopoli di Lamar, quella di cui ha dato notizia ieri il nostro giornale, per fare storcere il naso all’assessora Maria Chiara Franzoia, assessora alle politiche sociali del Comune, esponente del Pd.

Vogliamo parlare di questo insediamento che, comunque, non è un fiore all’occhiello per la città?

«Parliamone certo, ma non sotto l’aspetto dell’ordine pubblico, che non mi compete. Ma pure lo sgombero, detto per inciso, non risolve la situazione. Semplicemente la sposta. Prima infatti queste persone erano accampate alla Sloi. Sgomberate si sono arrangiate nella, doppia, baraccopoli di Lamar».

Doppia baraccopoli? Ma chi sono queste persone assessora?

«Allora, c’è stato un sopralluogo della polizia municipale. Sono due gruppi, accampati poco distante, composti da altrettanti nuclei familiari: uno di sette e l’altro di otto persone. Sono rumeni, cittadini europei va detto, tutti adulti. Non ci sono bambini con loro e sono dediti all’accattonaggio. Rintracciarli nella baraccopoli non è facile».

Come mai?

«Perché la lasciano molto presto, alle 5 e mezza, sei del mattino. Debbono andare ad occupare i posti migliori, fuori dai panifici, dai locali più frequentati. Ci hanno confidato che qualcuno di loro sale addirittura sino a Cles. Parlarci non è semplice, rifiutano qualsiasi tipo di assistenza, anche quella primaria, tipo il mangiare o un posto per dormire».

Cos’altro vi dicono?

«Ci hanno fatto capire che qui in Trentino hanno riscontrato una bolla di ricchezza importante. Con la questua raccolgono quotidianamente cifre non proprio modestissime. Le faccio un esempio»,

A cosa si riferisce?

« Qualche tempo fa ci era capitato di intercettare un cittadino italiano, un romano, che aveva scelto di chiedere la carità nella zona di piazza Duomo: candidamente aveva detto che preferiva rinunciare ad una pensione di 800 euro, perché per strada guadagnava di più».

Beh, questo fa capire perché ci sia della gente che viene apposta a Trento. Ma il problema è quello di incidere, togliendole dalla strada.

«E’ molto difficile riuscirci con questi esponenti di prima generazione, per capirci. Loro nelle baracche ci vogliono stare e non accettano le soluzioni che gli vengono prospettate. Diverso è con i più giovani, con le nuove generazioni: come i Rom che ora, al posto di campi e roulotte, scelgono gli appartamenti».

In conclusione?

«Non è certo sbagliato, anzi, voler aiutare la gente che ha poco. Ma l’approccio della moneta buttata nel cappello non è corretto, non risÈolve. C’è una nostra campagna che invita chi vuole donare, a sostenere il “Fondo di solidarietà”, c’è un conto corrente, un progetto di solidarietà responsabile».















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