No Tav, se le leggi sostengono l’opera
ROVERETO. Una insperata schiarita, seppure temporanea, ha dato moto agli attivisti del campeggio No Tav di uscire finalmente dal centro polivalente di Marco per un sopralluogo sull’area che verrebbe...
ROVERETO. Una insperata schiarita, seppure temporanea, ha dato moto agli attivisti del campeggio No Tav di uscire finalmente dal centro polivalente di Marco per un sopralluogo sull’area che verrebbe coinvolta dal cantiere ferroviario. Poi è seguito il dibattito, al quale doveva partecipare come relatore Massimo Passamani, ora in carcere a Tolmezzo, che è stato sostituito da Luca Abbà. E’ toccato al valsusino affiancare Gianfranco Poliandri, l’esperto che ha guidato un numeroso uditorio - almeno 150 le persone che hanno seguito il suo intervento, illuminante per illustrare la complessa architettura finanziaria che fa da presupposto per la creazione di grandi opere (un prodotto degli ultimi due governi, Berlusoni e Monti), tra cui la Tav. Poliandri ha evidenziato come l’apertura all’intervento di gruppi finanziari privati, come le banche, ma anche le società di intermediazione mobiliare e persino le società assicurative, chiamate a sostenere l’ente pubblico quando le risorse scarseggiano, passi attraverso una serie di strumenti finanziari - come il project financing, molto impiegato negli ultimi anni - che cooperano verso la realizzazione di opere pubbliche. Com’è ovvio, per lucro, non certo per buon cuore o filantropia. Tra gli strumenti varati di recente, anche l’emissione di bond di progetto, delle obbligazioni che possono venire emesse dai soggetto coinvolti a vario titolo nella realizzazione dell’opera. Per non dire della possibilità per i privati di presentare un progetto preliminare all’ente pubblico, proponendosi come realizzatori. Tutto questo senza un presupposto di base condiviso, cioè l’utilità reale del progetto, e qui sta appunto la criticità del sistema, che sembra premiare più la convenienza economica che la necessità.