Niente boxer o cene: consiglieri, ora solo spese rendicontate
Scandalo rimborsi, in Trentino meno soldi e regole più rigide per evitare abusi. Intanto il Pd «restituisce» 270 mila euro
TRENTO. Gli ultimi acquisti rimborsati venuti a galla, in ordine di tempo, sono i boxer verdi del governatore leghista del Piemonte Roberto Cota. Prima c’erano state le vacanze da 30 mila euro in Sardegna di Batman-Fiorito (l’ex capogruppo Pdl nel Lazio), i Suv, le case al Circeo, le cene a ostriche e champagne. E poi ancora la limousine e i costosissimi soggiorni in costiera amalfitana dei consiglieri Pd emiliani.
Potrebbe accadere anche in Trentino? O qui le regole mettono al riparo dagli abusi? Le regole - innanzitutto - con la nuova legislatura sono cambiate. Intanto sono stati tagliati i rimborsi: aboliti quelli per mandato politico (restano per le missioni istituzionali), oggi i consiglieri provinciali hanno diritto a 750 euro al mese di rimborsi spese, ma - ed è l’altra novità importante - solo dietro rendicontazione. Devono cioè portare le «pezze d’appoggio», «obbligo che prima non c’era», ricorda l’ex capogruppo Pd Luca Zeni, «anche se il nostro gruppo le ha sempre chieste». Lo stesso vale per i contributi ai gruppi: 5750 euro all’anno per ogni consigliere (prima erano 1140 euro fissi al mese più 720 euro per ciascun consigliere, più altri 900 euro a consigliere dalla Regione). Il nuovo regolamento approvato l’11 aprile scorso, in attuazione della nuova normativa nazionale voluta dal governo Monti, disciplina le spese ammesse in modo molto più rigido e dettagliato. Scompare la voce delle «spese di rappresentanza» che tante ambiguità ha creato: le spese devono essere correlate chiaramente all’attività politica. Un pranzo o una cena? «Possiamo pagarlo a un relatore che invitiamo per un’iniziativa, ma niente di più», spiega Zeni. Omaggi? «Noi non li abbiamo mai fatti ed è discutibile che si possa farlo». Le spese possono riguardare scopi istituzionali del gruppo, studio, editoria, comunicazione. «Sì dunque, per esempio, all’acquisto di un libro se può considerarsi utile all’attività politica, no invece a cene, così come a cravatte e orologi. E naturalmente boxer», assicura il capogruppo Pd Mattia Civico.
Anche se l’ex capogruppo Zeni ammette che «la zona grigia esiste»: «Io ho sempre dato un’interpretazione restrittiva del regolamento ma c’è una parte di giurisprudenza passata che non escludeva che certe voci, come l’acquisto di vestiario, potessero rientrare nelle spese rimborsabili. In passato è avvenuto anche da noi, ma oggi la Corte dei conti, come sta avvenendo in molte Regioni, lo contesterebbe».
Da questa legislatura, oltre alla tracciabilità delle spese, ci sarà anche l’obbligo di rendiconto annuale, sottoposto al controllo della Corte dei Conti e alla pubblicazione sul bollettino regionale. Sia chiaro: i cittadini non vedranno pubblicate le spese dei consiglieri, ma solo l’ammontare totale del rimborso. «Abbiamo già predisposto dei moduli prestampati per le voci ammesse», spiega il presidente del consiglio Bruno Dorigatti, «e la richiesta dovrà essere sempre autorizzata dal capogruppo». E a dimostrazione che la politica si può fare anche con meno denaro, il Pd - che in questi giorni sta chiudendo il bilancio - restituirà alle casse di Provincia e Regione 270 mila euro di fondi risparmiati dalla scorsa legislatura.(ch.be.)