Morti nell’auto finita nel fiume, la rabbia dei colleghi: «Non c’erano protezioni»
Sono stati i primi a soccorrere gli amici intrappolati: la scarpata non era segnalata. I residenti: abbiamo sempre detto che è un punto pericoloso
CAMPODAZZO (RENON). Le vite di Alessandro Conti e Giulia Valentini si potevano salvare con una protezione stradale adeguata? È questa la domanda che angoscia i colleghi dei due ragazzi che l’altra sera hanno assistito impotenti all’incidente, prestando i primi soccorsi. Tra loro c’è Matteo Bonazza, consulente marketing turistico ed operativo della Gabrielli&Partner, che sabato era in testa alla colonna d’auto che si allontanava da Novale di Fiè per raggiungere Bolzano. «I ragazzi più giovani erano saliti sulla Ford Fiesta aziendale e si trovavano in terza posizione - racconta -. All’improvviso Giulia ha toccato la Bmw che la precedeva ed ha perso il controllo infilandosi esattamente tra l’ingresso del ponte e la scarpata. È stato un attimo».
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Come può essere accaduto un dramma simile? Il pensiero, inevitabile, dopo una cena di gruppo, corre all’alcol. «Assolutamente no - ribatte con forza Bonazza - e vi prego di credermi. Era stata una serata allegra, tranquilla e conviviale. Oltre al divertimento abbiamo anche pianificato del lavoro quindi nessuno era ubriaco. Giulia, oltretutto, è sempre stata una ragazza molto coscienziosa e in macchina andava sempre piano senza correre rischi. Posso garantire che a cena non ha toccato gli alcolici».
Niente a che vedere nemmeno con l’eccesso di velocità anche perché, con un tornante così secco e pendente, era difficile spingere troppo sul pedale. «Basta guardare com’è fatta la strada per rendersi conto che stavamo tutti procedendo molto piano. È davvero impossibile avere un’andatura sostenuta e rimanere in carreggiata in una curva simile. Men che meno farlo mentre stai viaggiando in colonna con altre macchine come eravamo noi. Sono certo che non fossimo oltre i 20 chilometri orari e io stesso ho avuto qualche titubanza nell’imboccare il ponte di legno. La segnaletica era totalmente assente nella curva a gomito. Oltretutto il ponte sembra tutto meno che una struttura indistruttibile». Pochissimi metri più a nord, non a caso, si trova un cantiere per la costruzione di un nuovo ponte di passaggio. Ancora qualche mese ed una tragedia simile sarebbe stata impossibile. Il tamponamento con la Bmw che precedeva la Fiesta, inoltre, è stato leggero. «Guardi, a malapena una toccata. Sul parabrezza della Bmw, infatti, si scorge solo uno striscio che indica in modo inequivocabile come l’urto sia stato lieve. Non ci sono danni». Le modalità di caduta dal dirupo, inoltre, lascerebbero intendere una condotta a bassa velocità. «La macchina - continua Bonazza - è planata sul fiume seguendo una traiettoria verticale e ha avuto il tempo di capovolgersi. Fosse stata a velocità folle, probabilmente, sarebbe finita più lontana e forse anche dritta. Liberare i ragazzi è stato molto difficile con l’acqua nell’abitacolo. Alessandro aveva la cintura e questo ha reso ancora più complicate le operazioni. Giulia era incastrata, abbiamo dovuto aspettare i pompieri».
Quello di cui Bonazza è certo, invece, è la mancanza di protezioni stradali. «Nella notte su domenica i vigili del fuoco hanno montato delle transenne e dei grandi cartelli. Sabato sera, però, non c’era nulla di tutto questo e il buio era totale. Intuire il pericolo era impossibile e niente ha rallentato l’auto». Dietro le transenne si scorge una rete metallica molto leggera piegata. «C’era quella, ma ovviamente non può nulla contro il peso di una macchina», la indica il vice comandante dei vigili del fuoco di Campodazzo Andreas Vesoli. « È stato un incidente terribile che ci ha addolorato profondamente. Ragazzi così giovani che perdono la vita per un piccolo errore ed un’enorme sfortuna è qualcosa di davvero tragico». Appoggia un lumino vicino alle transenne. Veloce lo raggiunge un uomo: «Abito qui vicino. Lo abbiamo sempre saputo che quel varco era un pericolo mortale». (a.c.)