Morti da Coronavirus in Rsa, la ricerca del paziente 1
Covid 19: inchiesta di procura e carabinieri. Focus sugli ospiti che, dopo un periodo in case di cura, sono tornati alle residenze ammalati. Terminata ieri l'acquisizione di documenti da parte dell’Arma nelle 13 strutture su ventisei nelle quali ci sono stati decessi legati al coronavirus
TRENTO. Il tracciamento del contagio. Ossia come il virus è entrato all’interno delle case di riposo trentine e se sia stato fatto tutto il possibile arginarlo. Questo è uno dei focus dell’indagine della procura di Trento e dei carabinieri che riguarda il Covid 19 e il mondo delle Rsa. In particolare si stanno facendo degli accertamenti su ospiti delle residenze che, tornando dopo un periodo trascorso in ospedale o in case di cura (per fatti non inerenti il virus) hanno portato anche la malattia. Casi già attenzionati e che ora verranno sviscerati per capire se ci siano state delle falle che abbiano poi avuto come conseguenza l’alto numero di contagiati (e purtroppo di decessi) all’interno delle Rsa.
Due giorni
L’acquisizione del materiale ha visto impegnati i carabinieri del nucleo antisofisticazione di Trento e di Padova, i carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria in forza alla Procura di Trento e del Reparto operativo del Comando provinciale di Trento per due giorni. Due giornate che sono state necessarie per raccogliere tutto quanto d’interesse all’interno di 13 Rsa sulle 26 che hanno registrato decessi che sono riconducibili al virus. Acquisizione che è iniziata martedì mattina e si è protratta fino alla sera tardi per poi ricominciare ieri mattina per concludersi nel tardo pomeriggio. E ora si passa alla “fase 2” dell’inchiesta, ossia all’analisi dei documenti che sono stati raccolti per mettere in linea tutti gli elementi. Un’analisi delicata e lunga vista la mole di quello che è stato acquisito. A coordinare il lavoro dei carabinieri, il procuratore capo Sandro Raimondi assieme al sostituto Marco Gallina per quanto riguarda la procura di Trento, e Fabrizio De Angelis per quella di Rovereto. Con diverse ipotesi d’accusa.
Le contestazioni
Per quanto riguarda l’indagine di Trento, ipotesi di reato resta epidemia colposa, ma ora i due pm ipotizzano anche la violazione delle norme di prevenzione e degli obblighi del datore di lavoro previsti nel Testo unico sulla sicurezza. In particolare sulla valutazione dei rischi. Una cinquantina i carabinieri che sono entrati nelle strutture (reprti Covid compresi) con tutte le protezioni che l’emergenza sanitaria per acquisire diversa documentazione. Fra questa, i dati sulla mortalità negli anni precedenti (sarà poi fatto un raffronto con il 2020), copia delle cartelle cliniche dei defunti nel periodo preso in esame prendendo anche nota del numero degli operatori contagiati da Covid 19. Verifiche sulle modalità di somministrazione dei pasti agli ospiti delle strutture, controllando le procedure impiegate, come l’utilizzo di stoviglie e posate monouso e le eventuali pratiche di sanificazione. E poi i documenti su eventuali trasferimenti degli ospiti verso le strutture ospedaliere. Elementi che serviranno per capire, come detto, da dove sia entrato in virus in ogni Rsa e quindi fare un tracciamento dei contagi. E capire chi è stato il paziente zero in ogni singola struttura.
I contagi
In base ai dati che sono stati diffusi ieri dalla Provincia, i casi di coronavirus che sono stati registrati nel corso del 2020 all’interno di tutte le case di riposo del Trentino sono stati 428 su un totale di 5.195 persone che hanno avuto a che fare con il Covid 19. E di queste sono oltre 3 mila quelle guarite. I decessi sono stati 449 e sono complessivamente 298 i decessi registrati nelle case di riposo del Trentino (i dati si riferiscono al periodo dal primo marzo al 23 aprile ndr) per o con Covid.
Gli esposti
L’indagine della procura di Trento parte dagli esposti presentati dal Codancos e da quello presentato dall’avvocato Miracolo per conto della figlia di un anziano ospite della Rsa di Pergine. Ospite morto dopo esser stato colpito dal virus. «Mettete sotto sequestro e commissariate la Rsa Santo Spirito-Fondazione Montel di via delle Pive», questa la richiesta che era stata formulata dall’avvocato alla procura all’atto di presentazione del suo esposto.