Morì sulle piste in Panarotta: chiesto il giudizio per cinque
Bruno Paoli, poliziotto e papà di tre bambini, cadde in una scarpata non protetta da reti. Nei guai i vertici della società impiantistica e due funzionari della Provincia
TRENTO. La Procura ha chiesto il rin vio a giudizio per i cinque indagati per la morte di Bruno Paoli, il poliziotto padre di tre figli che il 20 gennaio 2018 mentre sciava sulla Panarotta uscì dalla pista di collegamento Malga Rigolor finendo in un dirupo e morendo, a 48 anni, due giorni al Santa Chiara.
Nei guai sono finiti sia i vertici e i responsabili per la sicurezza della Panarotta srl che i funzionari del Servizio Turismo e impianti a fune della Provincia di Trento che avrebbero dovuto vigilare sulla sicurezza delle piste. I cinque indagati sono Fabrizio Oss 44 anni, presidente della Panarotta srl difeso da Flavia Betti Tonini, Alberto Pedrotti 64 anni, delegato per la sicurezza della Panarotta srl difeso da Monica Baggia, Renzo Gaiga 54 anni, responsabile per la sicurezza delle piste da sci designato dalla Panarotta srl anche se non comunicato al Servizio impianti a fune, difeso da Monica Baggia, Silvio Dalmaso, 53 anni, dirigente del Servizio Turismo e impianti a fune della Provincia, difeso da Nicola Stolfi, Gianfranco Mittempergher, 59 anni, incaricato per la vigilanza dal Servizio Turismo e Impianti a fune, difeso da Nicola Stolfi. Per tutti l’accusa è di omicidio colposo per aver provocato la morte di Paoli con una serie di condotte. La compagna di Paoli e i suoi tre figli si sono affidati all’avvocato Claudio Tasin per costituirsi nel processo e chiedere un risarcimento calcolato in circa un milione di euro.
Secondo il pubblico ministero Maria Colpani i cinque imputati non avrebbero, ciascuno nel proprio ruolo, messo in sicurezza la pista di collegamento Malga Rigolor pur essendo a conoscenza della sua pericolosità a causa di una scarpata ai lati della pista costellata da manufatti in cemento, massi e ceppaie. Una sorta di trappola che, pur essendo la pista quasi pianeggiante, si sarebbe potuta rivelare micidiale, come in effetti è accaduto, in caso di uscita di pista accidentale.
Quel giorno Paoli, poliziotto in forza alla sottosezione autostradale della Stradale, stava sciando assieme a due dei suoi tre figli a pochi chilometri da casa, visto che viveva a Sant’Orsola. Paoli perse il controllo degli sci nel tratto quasi pianeggiante, appena l’8% di pendenza, cadde in una scarpata lungo la pista, sbatté contro rocce e ceppaie. Le sue condizioni apparsero subito come molto gravi. Venne portato all’ospedale Santa Chiara, ma morì due giorni dopo senza riprendere conoscenza. Durante le indagini la Procura ha anche disposto il sequestro della pista ritenendo che non fosse in sicurezza.
Alla società Panarotta la procura contesta di non aver messo in atto degli idonei interventi per prevenire gli incidente. E questo nonostante ci siano state diverse segnalazioni da parte degli uomini della Forestale. In particolare secondo l’accusa non era stata prevista una rete di sicurezza a protezione di eventuali uscite di pista. Come quella che è costata la vita a Paoli. Al dirigente e al funzionario della Provincia viene contestato di non aver indicato alcuna prescrizione per la società nonostante ci fossero state delle segnalazioni su alcune criticità della pista e alcune specifiche su quel tratto di collegamento. (u.c.)