Moderati nervosi, Pdl sull’orlo di una scissione

Dopo l’uscita di Morandini e Borga il partito rischia di perdere altri pezzi tra chi è scontento di Leonardi



TRENTO. Un partito sull’orlo di una crisi di nervi, o meglio sull’orlo di una spaccatura. Parafrasando il titolo di un grande film di Pedro Almodovar, questo è il quadro che offre il Pdl in questi giorni. L’uscita dal partito, o autosospensione come con qualche «ipocrisia» di democristiana memoria la chiamano i protagonisti, di Rodolfo Borga e Walter Viola ha aperto il vaso di Pandora. Antonio Coradello è già uscito pure lui. Adesso il segretario Giorgio Leonardi si trova a dover fronteggiare una possibile implosione del partito. Borga e Morandini hanno avanzato critiche e perplessità sia sulla linea a livello nazionale, più il primo, che sulla gestione locale, il secondo. Il risultato è stata l’uscita di una grossa fetta del gruppo consiliare.

Leonardi tenta di minimizzare: «Non faccio drammi. Sono uscite due persone, ma in questi giorni ne sono entrate almeno trenta. Abbiamo 2.500 tessere e stiamo lavorando intensamente». Il segretario, rispondendo alle critiche dei due fuoriusciti spiega anche che le accuse di scarsa democrazia non stanno né in celo né in terra. «Io sono il primo segretario eletto con un congresso. La mia linea è quella di seguire la linea nazionale ed era chiara già al congresso, quindi non vedo proprio come mi si possa accusare di scarsa democrazia. Senza calcolare che la linea politica è in capo al coordinamento regionale, cioè a De Eccher e Viola, mentre a me spetta l’organizzazione». Leonardi ha una sua interpretazione delle defezioni dei colleghi consiglieri: «Morandini, dopo 25 in Consiglio, forse ha perso un po’ di entusiasmo, mentre a Borga il Pdl è sempre andato stretto». Il segretario non lo dice, ma il sospetto è che i due abbiano lasciato la barca in difficoltà per cercarsi un’alternativa in vista delle elezioni dell’anno prossimo. Una scelta opportunistica, quindi.

Però tra gli avversari di Leonardi c’è chi critica la sua linea, accusata di non far nulla per riunire i moderati del Trentino, pur senza uscire dal partito. La sensazione è che Borga e Morandini non siano altro che la punta di un iceberg di dissenso che già in autunno potrebbe squarciare la fiancata del Titanic-Pdl.

Lo si capisce dagli avverbi che due avversari di Leonardi come Walter Viola e Nicola Degaudenz usano senza parsimonia. Lo scenario che si delinea è quello di un’alleanza dei moderati del Pdl con liste civiche di centro e, forse, altri partiti di quest’area politica. Viola, però, spiega che prima bisogna lavorare dentro il Pdl per vedere se si riesce a riportarlo sulla retta via: «Io condivido in parte l’analisi di Rodolfo e Pino. Non ne condivido le conclusioni. Almeno per adesso. E’ vero che manca la bussola sia a livello nazionale che locale, ma il partito è un cantiere aperto. Si fa in tempo a cambiare le cose. Io rispetto la scelta di Borga e Morandini, ma, per quanto mi riguarda, per adesso rimango dove sono». Il rivale di Leonardi nella corsa alla segreteria, Degaudenz, non rinuncia all’attacco: «Anche io non condivido le conclusioni di Morandini e penso che non sia il caso di uscire dal partito. Però tutto si può dire tranne che Leonardi si sia mosso per la costruzione di un’area moderata in Trentino».

(u.c.)

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