«Minacciata per la mia lotta contro il gioco d’azzardo»
La denuncia. La consigliera Bozzarelli (Pd) si è rivolta alla magistratura: «Dopo la mozione che ha prorogato lo stop alle attività ludiche sono stata presa di mira assieme alla mia famiglia»
Trento. L’hanno ricoperta di insulti e minacce sui social, arrivando a tirare in ballo perfino la sua famiglia. Anche per questo, e in coerenza con il suo ruolo pubblico, la consigliera comunale di Trento del Partito Democratico Elisabetta Bozzarelli, dopo un confronto con i suoi affetti e quindi con il suo partito, ha deciso di non lasciar correre: ha dunque sporto denuncia contro gli hater che recentemente si sono scatenati contro di lei dopo l’approvazione della sua mozione che, con il via libera del Consiglio comunale, ha disposto un’ulteriore proroga dello stop alle attività di gioco d’azzardo.
La consigliera comunale Bozzarelli spiegherà approfonditamente la questione questa mattina con una conferenza stampa congiunta insieme al candidato sindaco del centrosinistra autonomista Franco Ianeselli. La denuncia presentata al momento alle forze dell’ordine è contro ignoti, anche se diversi insulti sono arrivati da persone con profili social assolutamente reali e in qualche modo quindi identificabili: «Noi ovviamente un elenco di nomi e cognomi lo abbiamo, ma sarà ora la polizia postale ad accertare se le identità corrispondono anche tramite le indagini informatiche. L’odio che si è scatenato contro di me mi ha amareggiata e colpita molto: comprendo che ci possa essere un confronto su una mia iniziativa politica, e capisco che qualcuno possa non essere d’accordo, ma quando si arriva a ingiuriare e minacciare non è più uno scambio di idee ma un qualcosa che va combattuto e che non può essere tollerato».
La consigliera di Trento spiega di aver riflettuto sul da farsi, anche e soprattutto con la sua famiglia: «Sono arrivati a insultare persino i miei figli, anche se poi per fortuna le ingiurie su di loro sono state cancellate. Io sono un personaggio pubblico e posso capire che qualcuno non condivida il mio lavoro, ma proprio per il mio ruolo e proprio perché ho anche una famiglia da proteggere e tutelare non posso far finta di niente e sento in qualche modo di dover dare l’esempio: l’odio sui social va anche oltre la sfera personale e questa singola situazione, ed è un fenomeno che non va sottovalutato».
Specie se poi, a scatenare tutto questo, è un tema delicato come la ludopatia: «Da quanto ho ricostruito, alcune associazioni nazionali che seguono i lavoratori delle sale da gioco hanno avuto notizia della mia mozione e hanno lanciato una shitstorm nei miei confronti che, ripeto, è andata ben oltre la contestazione di un atto politico e nei fatti si è tradotta con insulti e messaggi d’odio».
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