Metà mamme non partoriscono a Tione

I risultati della ricerca condotta dalla Comunità di valle: il 50% delle giudicariesi sarebbe “malato” di “esterofilia”


di Ettore Zini


TIONE. Finora si potevano fare solo delle supposizioni. Ma, adesso se ne ha la certezza: la maggior parte dei guai del reparto maternità dell’ospedale Mandamentale di Tione derivano dall’accentuata esterofilia delle mamme giudicariesi, più propense ad utilizzare strutture esterne al punto nascite di valle.

Lo conferma una ricerca commissionata dalla Comunità di valle a tutti i comuni della zona, dove si è cercato di capire il numero esatto dei nati in Giudicarie. E soprattutto di risalire alle località dove le mamme nostrane vanno a partorire.

L’indagine in questione non ha ancora, per così dire, i crismi dell’ufficialità. Essendone venuti in possesso, riteniamo giusto portarla alla luce. Anche perché i risultati sono davvero sorprendenti. E, mettono in evidenza la marcata voglia di uscire dai confini locali, da parte delle donne in stato interessante delle valli dell’ex perimetro comprensoriale del “C8”.

Più del 50%, evidenzia la ricerca realizzata in collaborazione con i 39 uffici anagrafici dei comuni giudicariesi, va a partorire fuori dalla valle. In totale i bambini dati alla luce lo scorso anno in Giudicarie sono stati 363. Centoottantacinque in più di quelli annotati nei registri della nursery tionese. Milano, Lodi, Merano, Brescia e altre località della Penisola sono solo alcuni dei luoghi gettonati dalle mamme del Chiese, Rendena, Busa di Tione ed Esteriori. Anche se, per mettere al mondo i loro bambini, la loro preferenza cade prevalentemente su strutture trentine. La lista è lunga. E conferma che, almeno la metà delle partorienti, snobba la maternità di Tione. Una prima verifica ancora in via di completamento, vede in pole position il "Santa Chiara" di Trento con ben 79 parti, 39 al “Santa Maria del Carmine” di Rovereto, 36 al “Civile di Arco”, 10 al presidio ospedaliero di Cles, più 2 a domicilio. Un numero di nascite “esterne” che supera le 178 denunciate nel 2013 al “Mandamentale” di Tione. «Dove di norma, per comodità e continuità assistenziale - assicurano ai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale, sarebbe stato più logico portare a termine le gravidanze».

Mancano all’appello una trentina di nascite, per cui si stanno ancora incrociando i dati. In linea di massima, però, il quadro è perfettamente delineato.

In pratica la statistica conferma quello che l’assessore alle politiche sociali e alla sanità Luigi Olivieri sostiene da sempre: «Se le mamme “nostrane”avessero maggior fiducia nel proprio ospedale, per Tione non esisterebbero dubbi sul suo mantenimento».

Olivieri è stato esplicito anche durante l’ultimo incontro con i responsabili della sanità trentina. «Non accetteremo passivamente la razionalizzazione. Ci hanno dato due anni di tempo, per tirare le somme. E dovremo fare di tutto per ridare credito alla struttura. Perché, è solo recuperando credibilità verso il punto nascite, che sarà possibile mantenerlo in vita».

L’assessore, e con lui i membri del Comitato della salute, è conscio che la salvezza della sala parto di Tione passa attraverso il convincimento delle partorienti a rivolgersi con fiducia alle ostetriche e ai medici operanti in loco.

«La partita è troppo importante - dice (lo hanno sottolineato a chiare lettere anche i documenti sottoscritti dai medici di base e le varie interrogazioni in giunta provinciale. Compresa l’ultima del consigliere provinciale Mario Tonina) - perché non debba essere giocata con tutte le forze disponibili».

Lo scoglio è proprio l’esterofilia di molte giovani valligiane. Di cui sarà interessante comprenderne a fondo le motivazioni.

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