Medicina, si fa avanti un’altra Università 

La nuova facoltà. Mentre proseguono i tavoli tecnici con Padova, il presidente Fugatti annuncia: «La nostra intenzione di aprire a Trento ha incontrato l’interesse di una seconda importante realtà. E le richieste di altre due»



Trento. Non solo Padova. Per aprire una facoltà di Medicina a Trento si è fatta viva con la Provincia un’altra importante Università. Lo ha rivelato il governatore Maurizio Fugatti che incontrerà a breve il nuovo importante interlocutore, di cui per ora preferisce non fare il nome, anche se secondo alcuni osservatori si tratterebbe dell’Università di Bologna: «Noi oggi siamo convinti di avere fatto la scelta opportuna nel verificare la possibilità di aprire a Trento una facoltà di Medicina. Ora aspettiamo i risultati dei tavoli tecnici che abbiamo aperto con l’Università di Padova: non sappiamo come si concluderanno ma ovviamente l’auspicio è che possano portare ad un risultato positivo. Non c’è dubbio che serva l’ok da parte del ministero per partire, questa è una decisione che compete a Roma» ha detto il presidente.

«Ma un fatto certo lo possiamo già registrare. In una settimana, dopo che abbiamo rivelato le verifiche in corso con Padova, la situazione è cambiata: si è resa disponibile l’Università di Verona e c’è ora un’altra Università (non diciamo il nome perché prima la vogliamo incontrare) che si è pure resa disponibile per venire a fare il corso di Medicina a Trento. E nel frattempo altre due Università, non dico che abbiamo dato la loro disponibilità, però si sono messe in contatto con noi e ci hanno chiesto informazioni sul progetto. Questo è quello che è accaduto in una settimana dopo che negli ultimi 20 anni nessuno si era reso disponibile a venire a Trento per aprire Medicina. Bisognava accelerare, noi ci siamo presi la responsabilità di farlo ed il tema ora è che Trento è diventata appetibile. Vediamo dove arriveremo» spiega Fugatti.

Insomma il progetto prosegue ed è confermato che all’inizio, per ottenere nuovi medici, ci si concentrerebbe sull’ultimo biennio, come abbiamo anticipato. Nelle aule siederanno per la prima fase gli studenti del quinto e del sesto anno di studi, quelli più vicini al conseguimento della laurea. L’avviamento iniziale dell’ultimo biennio darebbe una risposta indiretta a chi temeva che sarebbero stati necessari troppi anni per ottenere risposte, leggi neo laureati, rispetto alla carenza di medici dalle nostre parti.

Questa è infatti la preoccupazione originale che ha portato il governatore Fugatti (e gli assessori Segnana, salute e Bisesti, Università) ad interloquire con Padova sulla possibilità di dare vita ad una sede distaccata di Medicina. Inserire in città studenti arrivati quasi al termine del ciclo di studi universitari, al quinto e sesto anno, vorrebbe dire avere due anni dopo dei medici da potere avviare alla specialità. G.T.













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