Maltrattata dal marito usa lo spray urticante
Ma la bomboletta acquistata in Spagna era fuori legge nel nostro Paese. Denunciata, la donna rischiava una pena pesantissima: è stata assolta
ROVERETO. In famiglia le cose non andavano bene ormai da parecchio tempo e il marito, nei momenti di maggiore tensione, non disdegnava di mettere la mani addosso alla moglie. La situazione peggiorava di giorno in giorno e la donna, ormai esasperata, aveva raccontato la sua difficile situazione ad un amica che, qualche tempo dopo, si era recata in Spagna. Lì, questa aveva trovato e acquistato una bomboletta di spray al peperoncino che, una volta tornata in Italia, aveva regalato alla conoscente in difficoltà. Un regalo compiuto in totale buona fede, un gesto d’amicizia nei confronti di una donna indifesa di fronte alla violenza del compagno e a cui sembrava quasi naturale fornire un’innocua arma con cui arginare l’aggressività del marito.
Purtroppo, il momento di utilizzare lo spray era ben presto arrivato e la poveretta, ormai alle strette, aveva afferrato la bomboletta e ne aveva spruzzato il contenuto negli occhi dell’aggressore. Poi, aveva preso il telefono e chiesto aiuto ai carabinieri. Sul posto erano arrivati i militari del Radiomobile che avevano calmato gli animi e raccolto le testimonianze dei protagonisti della furibonda lite. A loro, la donna aveva anche riferito d’essersi difesa con lo spray urticante al peperoncino, consegnando addirittura la bomboletta ai carabinieri. Tutto bene. Non proprio. Perché se il marito era finito nei guai, finendo a processo per violenza e venendo anche condannato, nemmeno la moglie era uscita indenne da quell’episodio. Perché nel corso delle successive verifiche è emerso che lo spray usato durante i concitati momenti, per la legge italiana che stabilisce parametri molto rigidi sulla composizione chimica e le percentuali di “capsaicina” (il principio attivo del peperoncino), non era regolamentare e la donna non avrebbe potuto non solo usarlo, ma nemmeno tenerlo in casa.
E così, la poveretta è finita nei guai perché, se lo spray non corrisponde a precise norme, viene considerato alla stregua di un’arma da sparo e, quindi, la pena per la sua detenzione e il suo utilizzo è pesante: nel caso specifico l’imputata rischiava da un minimo di un anno di reclusione fino ad un massimo di 8. Quasi una beffa, quindi, per una persona la cui unica colpa era stata quella di difendersi. Davanti al gup di Rovereto, Riccardo Dies, l’imputata e il suo avvocato hanno ricostruito la vicenda, sottolineando la totale buona fede dell’imputata che ignorava la complessa normativa relativa a questo tipo di sostanze, tanto da aver consegnato spontaneamente la bomboletta ai carabinieri. Il giudice le ha creduto e l’ha assolta.