Malaria, nuove conferme sul contagio in ospedale 

I risultati delle analisi chieste dai periti della procura ricalcano quelli dell’Iss Sofia è morta a causa dello stesso parassita che aveva colpito la bimba africana



TRENTO. I risultati del laboratorio di Negrar - cui si sono affidati i periti nominati dalla procura - confermano quanto scritto dagli esperti dell’Istituto superiore della sanità: Sofia Zago è stata contagiata dallo stesso ceppo malarico di una delle due bambine del Burkina Faso che si trovavano al Santa Chiara nello stesso periodo in cui era ricoverata la piccola deceduta lo scorso 4 settembre. I periti del ministero avevano riscontrato tre marcatori perfettamente coincidenti fra i due ceppi. I tecnici di Negrar sono andati oltre riscontrando più elementi uguali. E togliendo qualsiasi possibile residuo dubbio. C’è dunque un’identità genetica fra la malaria che ha colpito una delle due sorelline appena tornate dall’Africa (sono guarite entrambe) e quella che ha portato alla morte della piccola Sofia. Cosa significa? Che a questo punto si può escludere la possibilità che la bambina trentina sia stata contagiata direttamente da una zanzara e quindi che l’ipotesi del contagio ospedaliero è quella più plausibile. Anche se, come spiega il procuratore Marco Gallina che sta seguendo le indagini, manca ancora la relazione finale dei suoi periti. Che ora hanno in mano tutti i dati, sia quelli scientifici che quelli storici. Una mole importante di informazioni da valutare, incrociare e che dovranno essere trasformate in una relazione. Perizia che permetterà di mettere una serie di importanti punti fermi su questa vicenda.

Accanto ai dati di laboratorio, ci sono le informazioni che sono state raccolte in queste settimane. Informazioni che riguardano sia i protocolli dell’azienda sanitaria in caso di malattie infettive, sia le cartelle cliniche e le testimonianze delle persone che sono state sentite anche dai carabinieri del Nas. Tutti elementi da valutare nella loro complessità e che porteranno ad una valutazione definitiva su quello che è successo nei primi giorni di settembre. Intanto ha concluso il suo lavoro anche la commissione che era stata istituita autonomamente dall’Azienda sanitaria Il gruppo di lavoro (i cui componenti partecipano a titolo gratuito, fornendo la propria collaborazione per fare chiarezza sul caso) ha consegnato la sua relazione in questi giorni alla procura. Un contributo alle indagini penali, così era stato presentato dal direttore dell’Apss Bordon. Una relazione che ora è nelle mani della procura e che andrà a far parte della serie di dati che serviranno per l’inchiesta. Alcune anticipazioni era stato date dallo stesso Bordon che aveva spiegato come dal lavoro fatto «dall’interno» non sarebbero emerse situazioni che richiederebbero un intervento o una modifica delle procedure attualmente in atto al Santa Chiara.













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