«Ma ora il partito non si divida»
Nicoletti: auspico possa proseguire questa gestione unitaria «Congresso? Decida l’assemblea: ma è una via complicata»
TRENTO. «Andare a un congresso anticipato? Sarà l’assemblea a decidere eventualmente in questo senso, ma la giudico una soluzione estremamente complicata: i congressi locali sono legati a quello nazionale, e siamo ancora in attesa di conoscere le modalità e i tempi di quest’ultimo. Il mio auspicio è che si possa proseguire in questa esperienza di gestione unitaria del partito». Il giorno dopo le sue dimissioni dalla segreteria provinciale del Pd, Michele Nicoletti sembra essersi liberato di un bel peso. Pur ribadendo che la sua decisione è legata essenzialmente alla volontà di dedicarsi con il massimo impegno possibile al nuovo incarico di deputato («anche se potrebbe durare poco«). Che rischierebbe di non lasciargli il tempo e la concentrazione necessari per guidare il partito verso le prossime elezioni provinciali. Benché siano numerosi i casi di doppio incarico di questo tipo: ad esempio Debora Serracchiani, europarlamentare e segretario del Pd del Friuli-Venezia Giulia. Nessuna incompatibilità formale, insomma. «Ma mi sembrava corretto interpretare lo spirito e il codice etico del Pd, che invita a non cumulare incarichi». In più, come noto, la sua nomina alla guida del Pd deriva dall’assemblea, non da un voto degli elettori: perché nel 2009 nessuno dei candidati delle primarie raggiunse il 50% dei consensi. «Ecco perché mi è sembrato giusto riconsegnare il mandato all’assemblea, affinché possa disporne nel modo che riterrà più utile. Tenendo bene presente che ci stiamo avvicinando alle elezioni provinciali».
L’iter è già definito: all’inizio della prossima settimana tornerà a riunirsi il coordinamento e il lunedì successivo, dunque il 18 marzo, verrà riconvocata l’assemblea. Sperando che un paio di settimane siano sufficienti per trovare una soluzione condivisa. La più a portata di mano, sostenuta da un “big” come il presidente della provincia Alberto Pacher, è legata al nome di Roberto Pinter, responsabile degli enti locali. Dal quale il segretario uscente potrebbe sentirsi garantito in termini di continuità nella linea politica: proprio a partire dal rapporto di coalizione con Upt e Patt, che nelle settimane scorse ha visto proprio Pinter gran tessitore del contrastato accordo sui collegi senatoriali. Anche se c’è chi fa notare il rischio che, all’esterno del partito, possa essere letta come un segnale di non particolare innovazione. Il che è esattamente ciò che potrebbe riportare Nicoletti sui propri passi, nel caso in cui l’assemblea glielo chiedesse a larga maggioranza. Un’ipotesi a cui il neodeputato non chiude le porte, ma che al tempo stesso non lo entusiasma particolarmente: «Mi preme comunque che questa mia scelta, che peraltro aveva ampiamente annunciato per le ragioni che ho detto, non venga letta come un segnale del tipo “adesso arrangiatevi, non è questo il mio spirito - spiega - avverto la responsabilità di dover fare la mia parte. Ma non si tratta comunque di dimissioni puramente formali».
Rivendica i risultati della propria segreteria, Nicoletti: «Alle politiche abbiamo conseguito un buon risultato, la rappresentanza parlamentare del centrosinistra autonomista non è mai stata così ampia - afferma - con la coalizione abbiamo raggiunto una buona intesa che intendiamo mantenere anche alle prossime elezioni provinciali». Definendo con gli alleati un percorso condiviso per l’individuazione, attraverso le primarie, del candidato presidente. Ma ora, spiega, è il momento di elaborare i contenuti della proposta con cui presentarsi agli elettori: «Il Trentino che vogliamo non è un tema banale, ci sono questioni che andranno definite nei dettagli». E l’elenco va dal funzionamento della macchina delle Comunità di valle alla riduzione dei costi della politica, dal fronte del lavoro agli ammortizzatori sociali, dalla viabilità (Valdastico, A33, Metroland) all’ambiente: «Su tutto questo il partito deve definire immediatamente la propria posizione, e con la massima chiarezza comunicativa». Senza dimenticare la patata bollente dell’assetto finanziario dell’autonomia, messa a dura prova dal governo Monti. A proposito: con un Parlamento senza maggioranza chiara, che fine faranno le tanto sbandierate garanzie contenute nell’accordo tra Bersani, Svp e Patt? «Tutto resta confermato - replica Nicoletti - nel caso in cui, come ci auguriamo, Bersani riuscirà a dare vita a un governo, l’impegno sarà onorato senza problemi. Se viceversa si approderà ad altre soluzioni, che peraltro io non vedo, la nostra coalizione ha deciso di stare assieme condividendo un impegno comune sull’autonomia. E così sarà. L’autonomia trentina ci avrà comunque dalla sua parte». ©RIPRODUZIONE RISERVATA