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“Luna park” della caccia: a Cadino è tutto pronto

L’area di circa 100 ettari nel Comune di Faedo è stata recintata dai proprietari che ora attendono solo l’ok della Provincia. L'assessore provinciale Michele Dallapiccola: «Nulla di deciso, stiamo valutando»


di Daniele Erler


FAEDO. Viene definito una sorta di «luna park» per i cacciatori. Il progetto è di un'azienda privata, e riguarda la zona di Cadino Alto, sopra Faedo. Sono circa 100 ettari, perlopiù boschivi, che i privati – proprietari della zona – vorrebbero trasformare in una «zona di addestramento cani con sparo». Sarebbe la prima in Trentino.

L'idea è di immettere nel territorio fagiani, starne e quaglie, che potrebbero quindi essere abbattuti dai cacciatori, che arriverebbero appositamente sul luogo da tutta la Provincia e non solo. Facile leggere dietro al progetto un affare dalla notevole portata; ma i primi ad aver espresso un parere negativo (per altro non vincolante) sono stati i cacciatori stessi, quelli della riserva di Faedo, che temono le conseguenze ambientali di questo progetto.

L'argomento ha però ormai superato gli stretti confini locali, dato che l'autorizzazione può essere data soltanto dalla Provincia. Il consigliere del Pd Alessandro Manica ha così coinvolto l'assessore provinciale Michele Dallapiccola, per poter avere qualche informazione in più.

«Siamo in una fase interlocutoria – ha spiegato l'assessore, confermando la richiesta dei privati – per cercare di trovare una soluzione che sia condivisa». «Di certo – ha aggiunto Dallapiccola – l'area rappresenta un unicum in tutto il Trentino, e potrebbe ospitare un numero di spari superiore a quello di una normale riserva di caccia. Stiamo facendo una serie di valutazioni complesse, ed ancora non è stata presa una decisione».

Intanto però, poco prima dell'inizio della stagione di caccia, i privati hanno ottenuto l'autorizzazione per recintare la zona, trasformandola in un “fondo chiuso”. Di fatto è stata tolta ai cacciatori di Faedo una zona di 100 ettari, che tradizionalmente faceva parte della riserva (che in totale, compreso Cadino Alto, era di circa 800 ettari). Un provvedimento del tutto legittimo dal punto di vista giuridico, ma che fa temere ai cacciatori che sia il vero primo passo, per la costruzione del «luna park».

«Anche se la norma prevede la possibilità di costruire queste zone d'addestramento – ha detto Manica – credo sia qualcosa che vada al di là della sostenibilità ambientale. Riconosco i pregi dell'attività venatoria anche per la salvaguardia del territorio, ma è diverso costruire un luogo artificiale, dove si libera la selvaggina affinché venga abbattuta».













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