«Lo spaccio? Non è solo un problema di polizia»

Il questore D’Ambrosio: «Questione anche sociale. Se c’è domanda, c’è offerta» Sul cancello in piazza Dante: «Scelta della politica, se ne assuma la responsabilità»


di Mara Deimichei


TRENTO. «Non voglio fare polemiche sterili, ma alcune cose devono essere chiare: non siamo lo strumento di nessuno e il nostro lavoro lo abbiamo sempre fatto e sempre lo faremo». Il questore Massimo D’Ambrosio ieri ha voluto essere molto chiaro per spiegare l’operazione «Trento sicura» condotta da polizia e carabinieri. «Un’operazione iniziata ma non finita» ha spiegato. Si tratta di un’iniziativa non frutto di una decisione di «pancia», non è una reazione alle polemiche quasi giornaliere sulla situazione sicurezza in centro città perché, lo ha ripetuto più volte, «le forze dell’ordine non sono il mezzo di nessuno e il loro operato non può essere messo in dubbio da nessuno».

Il problema della zona fra Santa Maria Maggiore e piazza Dante è da tempo al centro del dibattito, il vostro intervento fra giovedì e venerdì è la risposta?

Si tratta di un’operazione pianificata fra questura e carabinieri che hanno inteso anche mandare un messaggio a quanti spacciano e delinquono in città. Un messaggio chiaro: non hanno conquistato il territorio, qui comanda solo lo Stato. E, lo posso dire, abbiamo colpito nel segno. Cosa che continueremo a fare. Per questo ho chiesto che ci sia un incremento del numero di posti al Cie di Torino per Trento, in modo tale da poter allontanare immediatamente dall’Italia chi è da allontanare. Certo, nessuno può pensare che il problema dello spaccio si possa risolvere in velocità: se c’è la domanda ci sarà sempre l’offerta. Ma non è un solo un problema di polizia. È un problema politico, sociale e anche umanitario. Da parte nostra c’è sempre tolleranza zero nei confronti di chi delinque, di chi non rispetta le regole.

La questione sulla cancellata per chiudere piazza Dante ha visto lei e il sindaco su fronti contrapposti.

Io ho solo risposto ad una domanda diretta. Mi è stato chiesto se secondo me la chiusura della piazza fosse una cosa positiva. Io ho risposto di sì ma non ho chiesto di fare la recinzione. Ritengo che possa aiutare le forze dell’ordine nel loro lavoro come riceviamo un aiuto da telecamere e illuminazione. Solo questo. Se la politica non vuole la chiusura del parco, non è certamente compito mio entrare nel merito. Si tratta di una scelta politica. Ognuno si assume le proprie responsabilità.

Un giudizio sulla prima parte dell’operazione «Trento sicura»?

Abbiamo lavorato bene. Si è iniziato giovedì mattina e siamo andati avanti per oltre 24 ore. Ci sono numeri e risultati importanti in questo intervento. Ma ne voglio sottolineare uno in particolare. Ci vuole il lavoro di tante persone per permettere tutto questo perché a fronte dei provvedimenti che sono stati presi nei confronti degli 11 stranieri, ci sono state decine e decine di persone che sono state portate durante la notte in questura per essere controllate. Ecco a fronte di tutto questo ci sono poliziotti e carabinieri che hanno saltato il riposo, posticipato la partenza per le ferie. E lo hanno fatto tutti per spirito di servizio, per i cittadini. Nessuno si è tirato indietro.

Ma Trento è così insicura come viene descritta da chi abita nelle zone centrali?

È inopportuno accostare il concetto di insicurezza alla città. Trento resta una città con un alta vivibilità, ed è giusto ripeterlo. Ci sono delle zone sensibili che teniamo sotto stretto controllo ma non si può certamente parlare di centinaia di spacciatori in azione sulla piazza.

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