La Fenalt 

«Lo smart working negato a troppi»

Trento. «Troviamo inaccettabile che ci siano ancora tanti datori di lavoro pubblici o dirigenti che non applicano con serietà il concetto della norma nazionale più importante per conciliare...



Trento. «Troviamo inaccettabile che ci siano ancora tanti datori di lavoro pubblici o dirigenti che non applicano con serietà il concetto della norma nazionale più importante per conciliare prevenzione e continuità dei servizi, ovvero l'imperativo dello smart working; è davvero assurdo». Sono dure le parole di Sergio Valentinotti, segretario della Fenalt. «Sono tantissimi, troppi, i lavoratori che ci chiamano per dirci che potrebbero fare tranquillamente da casa quello che invece alcuni enti pretendano continuino a fare in ufficio. Arriviamo - spiega - al paradosso di situazioni che, senza entrare nel merito per questioni di riservatezza, vedono dei lavoratori obbligati a stare in servizio con colleghi che si sono presentati con tosse, per scoprire dopo un paio di giorni che i parenti risultavano malati di Covid 19. Adesso sono nel panico. Per questo voglio che giunga chiara la nostra diffida ai responsabili del personale: la regola deve essere smart working e chi è leggero su questa regola, se ne dovrà assumere le responsabilità. Un secondo punto poi riguarda il nostro appello a non far andare al lavoro, anche se inseriti in mansioni non differibili, i lavoratori che hanno il coniuge o che lavora in prima linea con i pazienti Covid 19. Lo chiediamo perché c'è bisogno di qualcuno a casa se ci sono figli, ma soprattutto perché il contatto con il personale delle strutture sanitarie, è uno dei punti deboli del sistema, in quanto tale personale va tutelato con ogni sforzo, e allo stesso tempo può rappresentare una fonte di contagio».















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