Le Regioni: via un terzo dei consiglieri

In Trentino sarebbero almeno una decina. Dellai soddisfatto: finalmente si capirà che siamo tra i più “virtuosi”


di Paolo Morando


TRENTO. Chissà che cosa pensava, la governatrice del Lazio Renata Polverini, mentre la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome approvava ieri mattina all’unanimità un corposo pacchetto di proposte sulla riduzione dei costi della politica. C’era anche lei, le sue dimissioni non sono infatti state ancora formalizzate. E il caso Lazio ha monopolizzato i lavori della mattinata, tanto da portare a una mossa inattesa: la decisione, anticipata nel pomeriggio dal presidente (il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani) e concretizzata in serata, di illustrare le proposte al capo dello Stato Giorgio Napolitano e alla presidenza del Consiglio. Qui ad attendere Errani, vista l’assenza di Monti in missione a New York, c’era il sottosegretario Antonio Catricalà. Ma al premier il tutto era stato comunque comunicato telefonicamente qualche ora prima. Le misure, che le Regioni vorrebbero contenute in un decreto urgente del governo già entro la prossima settimana, e che Napolitano ha fatto sapere di approvare pienamente, sono diverse: la definizione di indici di virtuosità in base ai quali porre un tetto agli stipendi dei presidenti delle Regioni e dei consiglieri (ma anche per la concessione dei fondi ai gruppi politici all’interno delle assemblee), l’obbligo di sottoporre al controllo della Corte dei conti e di un soggetto terzo i bilanci dei gruppi consiliari. E soprattutto, il taglio di oltre 300 consiglieri, quasi un terzo degli attuali. In Trentino farebbe almeno una decina, per la cui “abolizione” servirebbe però una modifica dello Statuto, che è legge costituzionale.

C’era anche il presidente della Provincia Lorenzo Dellai, ieri a Roma. E così spiega il senso della decisioni della Conferenza: «Verrà chiesto al governo di concordare con le Regioni un decreto che, a livello nazionale, fissi dei parametri precisi per fare in modo che di raggiungere un progressivo allineamento delle Regioni per quanto riguarda i costi della politica, rendendoli accettabili». Il che, prosegue Dellai, per il Trentino non costituisce una novità: «Si tratta di un tema che abbiamo ad tempo affrontato. E questo decreto, se ci sarà, fornirà l’occasione per dimostrare i risultati che abbiamo già raggiunto: elaborando delle analisi dettagliate e realizzando così finalmente una “griglia” unitaria a livello nazionale, si capirà che fra tutte le Regioni il Trentino-Alto Adige non è certo tra quelle meno virtuose, anzi». Il punto sta proprio qui: sulle varie voci di indennità, diaria, fondi ai gruppi consiliari, spese di trasferta, rimborsi chilometrici e quant’altro, ogni Regione ha regole diverse. E riuscire a stabilire un paragone realmente fondato tra realtà così diverse è impresa non facile. Senza considerare che anche su rendicontazione e trasparenza le regole sono tutt’altro che univoche: il caso Lazio, con l’aumento spropositato da uno a 15 milioni di euro in pochi mesi dei fondi a disposizione dei gruppi consiliari approvato nel “segreto” dell’Ufficio di presidenza, lo dimostra ampiamente. «E infatti noi normalmente facciamo un po’ la figura dei cretini - spiega Dellai - perché quando ci vengono chieste informazioni sui costi della politica non nascondiamo nulla e risultiamo così essere tra le Regioni con le spese più elevate, altri invece che forse sono più furbi di noi risultato più virtuosi. Ma si è visto che non è affatto così». Già ora, secondo Dellai, Trento non si colloca affatto nella parte bassa della classifica,. E ricorda il recente provvedimento approvato dal Consiglio regionale. «Tutto si può ovviamente migliorare e anche il Consiglio provinciale ha allo studio ulteriori misure di abbassamento dei costi della politica - conclude - questo passaggio a livello nazionale darà forse un criterio generale in cui anche noi ci collocheremo agevolmente».

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