La Ual: pedaggio e fasce a livello sperimentale

Manuel Farina, segretario dell’Unione autonomista ladina e albergatore concorda sulla necessità di una limitazione del traffico sui Passi dolomitici


di Maddalena Di Tolla


TRENTO. “Ho ritenuto clamoroso che nessuno dei politici locali fosse ancora intervenuto nel vostro dibattito sui Passi Dolomitici. Così ho pensato che potevamo intevenire noi della Ual”, esordisce con queste parole, alle prime battute della nostra conversazione telefonica, Manuel Farina, segretario dell’Unione autonomista ladina, e anche albergatore a Moena (Hotel Faloria).

Cosa ne pensa segretario? Ci dica innanzitutto: esprime la sua posizione personale oppure quella della Ual in questa intervista?

Esprimo la posizione del partito. Ci siamo confrontati sul punto, anche sulla base di uno studio e di un’indagine con gli stakeholder. Secondo noi è evidente che bisogna fare qualcosa per ridurre il traffico sui Passi Dolomitici. Lo evidenzia del resto anche l’esito delle vostre interviste. Diciamo però anche che è altrettanto chiaro che è complesso trovare la soluzione giusta, ci sono diverse sensibilità ed esigenze, ambientali, dei turisti, economiche. Parliamo della valle di Fassa: abbiamo 60.000 posti letto qui, non è come, per dire, in val Badia. Ci sono numeri da garantire.

Dunque, cosa proponete?

Noi pensiamo che sia tempo di attuare una sperimentazione, partendo dalla domanda “Che tipo di turismo vogliamo”?. Era la questione posta anche dal professor Annibale Salsa nella sua intervista. Il pedaggio potrebbe essere utile a reperire i soldi per fare nuovi parcheggi, la manutenzione delle strade sui passi che è necessaria e per migliorare l’offerta dei servizi di mobilità. Si potrebbe pensare anche di offrire ai turisti che dormono in valle e che pagano la tassa di soggiorno degli sconti o dei passaggi gratuiti sui passi, per esempio.

Permetta: il pedaggio non ridurrebbe i transiti in modo significativo, pensano in molti. Che ne dice?

Dico che è probabile che sia così. La chiusura per fasce orarie potrebbe infatti rientrare nella sperimentazione, una volta messi in atto i servizi con i soldi dei pedaggi. Però vede, la vera sfida secondo noi è creare un Parco delle Dolomiti Unesco. Allora sì che il pedaggio e le regole sui transiti avrebbero maggiore senso. Dobbiamo dare spazio ad altri turisti, ad esempio al turismo dei ciclisti che mostra potenzialità molto interessanti. Cito anche l’esempio del limite di velocità dei 60 km orari introdotto di recente: quella era una proposta del nostro consiglierere Beppe Detomas.

Parliamo di perdite economiche per gli operatori: avete fatto una stima di quanti soldi si potrebbero perdere limitando i transiti delle vetture private?

Forse potremmo non avere alcuna perdita ma anzi vedere un cambiamento nei fruitori dei passi.

Quando si potrebbe partire con la sperimentazione?

Anche nell’estate del 2017. Voglio però ribadire che è complesso trovare la soluzione adeguata. Devo anche dire che vediamo con preoccupazione che gli amministratori della valle di Fassa sembrano andare in direzione contraria. Ritorna l’intenzione di riaprire i centri dei passi al traffico privato, ad esempio a Vigo di Fassa o anche a Moena. Tanto è vero che il sindaco di Canazei si è dichiarato nettamente contrario alla chiusura dei passi. Per parte nostra sappiamo che con queste proposte rischiamo anche di perdere una parte del consenso. Il problema del consenso è il limite della politica di fronte ai cambiamenti.

Quale strumento serve per attuare la sperimentazione?

Esiste già il Tavolo interprovinciale.













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