didattica

La scuola che insegna la felicità? E' a Ronchi Valsugana

La Primaria Italo Bonato fa parte della Rete nazionale delle scuole all'aperto e si definisce la "scuola delle cinque monete d'oro". Siamo andati a vedere come funziona


ANDREA TOMASI


RONCHI VALSUGANA. C'è una scuola “un po' fuori”. Fuori, perché fuori dagli schemi a cui siamo abituati; fuori, perché "fuori mano" (si trova a Ronchi Valsugana); fuori, perché i bambini stanno fuori dall'aula per buona parte delle giornate dedicate alle lezioni, ma non chiamatela "scuola nel bosco". Parliamo della Primaria Italo Bonato, che fa parte della Rete nazionale delle scuole all'aperto. La piccola sede di Ronchi - dell'Istituto comprensivo Centro Valsugana - è una delle avanguardie trentine in questo tipo di educazione.

Si respira aria di libertà nelle aule al primo piano dell'edificio. È un approccio diverso alla didattica, dove la “componente natura” si somma a quella scientifica. La linea è, se vogliamo, empirica. Vuoi studiare gli insetti e gli animali del bosco? Individuali e classificali. Vuoi parlare di sostenibilità ambientale? Riportiamo in vita un sentiero abbandonato.

Il tutto è caratterizzato da un’ attenzione particolare alle esigenze del singolo, inserito nel collettivo. Esempio: oggi si fa matematica ma, in base allo stato d'animo dell'alunno o dell'alunna, quel giorno lui o lei sceglie di misurarsi con qualcosa di particolarmente complesso o di più facile. I ritmi naturali accompagnano nella crescita all'interno di questa struttura scolastica che è pluriclasse. “Accompagnare” è il verbo che la maestra Valentina Tomaselli, referente per l'educazione outdoor usa più spesso nel corso della nostra visita: si accompagnano i bambini in questo percorso di crescita mentale ed emotiva, si accompagnano i genitori in una scuola che alcune famiglie hanno fortemente voluto (in passato c'è chi portava la figlia dall'Altopiano della Vigolana), mentre altre questa realtà speciale se la sono un po' trovata lì.

E che questo “nido di sapere” sia molto particolare lo si capisce guardandosi intorno. I bambini vanno, assieme alle maestre, all'aperto: una camminata in ordine sparso fino agli orti, che vengono dati in uso gratuito da alcuni residenti (l'acqua è fornita da una casa che si trova a pochi metri dall'edificio scolastico). La scuola elementare Bonato collabora con Slow Food, per cui i bambini - che si dedicano agli orti didattici promossi assieme alla maestra Alessandra Decarli, che è anche insegnante di sostegno - sono affiancati da agricoltori esperti. I prodotti vengono anche venduti e il ricavato serve per l'autofinanziamento.

Abbiamo visto bambini sereni in una realtà di montagna, di libertà che non è anarchia. Abbiamo visto ragazzini e ragazzine dialogare, rivolgersi con rispetto alle insegnanti. Cose che sicuramente ci sono anche in scuole tradizionali, dove le docenti creano gran parte dell'atmosfera, ma non c'è dubbio che il contesto aiuta a creare armonia. All'inizio, quando a capo dell'Istituto comprensivo c'era la dirigente Sandra Boccher, i piccoli utenti erano 16. Ora siamo a quota 39 e il preside in carica Bruno Gentilini ha sposato in toto questa filosofia ed ha potenziato la scuola, ottenendo buoni frutti, come quelli assaporati ieri (i bambini hanno raccolto qualche kiwi dalle piante) nel corso dell'uscita a cui ha partecipato anche il nostro giornale. I piccoli studenti ci hanno accompagnato (il verbo piace anche a noi) nell'aula all'aperto, realizzata con la collaborazione delle famiglie. «Qualche tempo fa sugli alberi erano state costruite delle casette di legno con dei camminamenti» racconta Decarli.

È un piccolo paradiso, fatto di contatto con la terra, col bosco, con asini e pecore, di cui si colgono i segni anche lungo il sentiero. Incontriamo anche un cane, un pastore tedesco non proprio giovane che vorrebbe entrare nel tepore della struttura scolastica. È uno stare fuori per risolversi dentro, quello che si può vedere a Ronchi. L'outdoor education è ricerca-azione: dal pratico, dalla ricerca sul campo si riescono a cogliere concetti chiave, concetti disciplinari.

Valentina Tomaselli sottolinea che nelle aule (e nei cortili, nei prati, sui sentieri, nei boschi) accanto alla didattica tradizionale si fa didattica aperta: «Il bambino diventa protagonista del proprio percorso di apprendimento. Come insegnanti facciamo proposte ma poi si permette al singolo di seguire le proprie inclinazioni». «In questa scuola, per pure ragioni di collocazione nel territorio, non ci sono moltibambini stranieri ma è di sicuro uno spazio di diversità. Valorizziamo le diversità, stimoliamo le capacità. A volte siamo noi a proporre "le sfide". Li chiamiamo "i brevetti": invitiamo alla competizione non con gli altri ma con se stessi» racconta la maestra Alessandra.

Quella di Ronchi si autodefinisce la scuola delle cinque monete d'oro. Sarebbe a dire? La risposta viene dalla referente Tomaselli: «Ogni moneta è un intento: ambiente, ricerca, laboratorio, relazioni e competenze». È un cocktail didattico difficilmente inquadrabile. Ed è bello cercare di individuarne gli ingredienti. A fine anno, in pagella, oltre ai voti, ai genitori viene fornito un profilo più dettagliato del bambino o della bambina, che rivela le competenze chiave indicate a livello europeo: comunicazione nella lingua madre e nella lingua straniera, competenze matematico-scientifiche, competenze digitali, imparare ad imparare, competenze sociali e civiche, senso di iniziativa e imprenditorialità, consapevolezza. Ma la parte più curiosa (ed è forse questo l'ingrediente segreto) riguarda la pagella del primo quadrimestre, quando ad ogni piccolo viene data una lettera accompagnatoria: un messaggio informale delle maestre, in cui si parla dei punti di forza e delle parti su cui ci si può impegnare di più. «Qui c’è il futuro. Se i bambini imparano a dialogare, se sono collaborativi, felici, rispettati e gratificati domani il mondo sarà popolato da adulti migliori» ci dicono le maestre.

 













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