La riforma Bisesti? «Pacco elettorale, vuoto e da ripensare»
Carriera dei docenti, duro attacco di Ceschi (Consiglio del sistema educativo) e Freschi (Consulta provinciale genitori) al disegno di legge dell'assessore: "Le audizioni sono state come un Truman Show"
TRENTO. Il disegno di legge 176 sulla carriera dei docenti, a firma dell’assessore Mirko Bisesti (approvato martedì in commissione grazie al voto, che vale doppio, della presidente Mara Dalzocchio), è «un pacco», nel senso che non ha contenuti, rischia di far danni, ma «può far vantare crediti inesistenti in un periodo elettorale».
Lo affermano Giovanni Ceschi (docente al liceo "Prati" e presidente del Consiglio del sistema educativo) e Maurizio Freschi (presidente della Consulta provinciale dei genitori e vicepresidente del consiglio del sistema educativo) dopo le audizioni della Quinta Commissioni consiliare, che per approvare il decreto legge ha convocato soggetti - dalla Fondazione Agnelli ad associazioni di altre regioni - per sostenerlo.
Per Ceschi e Freschi «Continua il "Truman show" della scuola trentina. In passato non si è mai riscontrata una strumentalizzazione del sistema educativo trentino paragonabile a quella degli ultimi mesi: comunicazioni distorte e artefatte per attribuirsi il merito di attività e progetti avviati da anni e ormai consolidati nel tempo, arbitrarietà di convocazioni in Commissione per dare l'illusione di un consenso fittizio e distorto che snaturano i principi democratici della stessa Provincia».
Per i due responsabili, «In questi giorni per la discussione del ddl 176, ormai tristemente noto come "carriera docenti", sono stati convocati in audizione in Quinta Commissione permanente, oltre ai soggetti rappresentativi delle varie componenti del sistema educativo trentino (previsti dalla legge 5/06), anche molti altri, a volte simili e fuorvianti che non hanno nulla a che vedere con il mondo dell'istruzione: tutto ciò nella speranza di ottenere un sussurro di consenso, per lo più superficiale e privo di argomentazioni, da poter spendere sui social media e sulla stampa per sostenere una manovra che d'innovativo o epocale non ha nulla se non per i danni che si profilano a carico di una Scuola, quella trentina, che ha già pagato duramente una politica inconsistente e autocelebrativa».
Tralasciando gli invitati di comodo ed entrando nel merito delle posizioni espresse dai principali soggetti previsti dalla legge 5/06, possiamo riscontrare un sostanziale consenso sulla necessità di valorizzare la professione dei docenti - e si tratta, a ben vedere, di una perfetta ovvietà - ma anche una decisa critica sulle modalità attuative per la quasi totale mancanza di criteri e regolamenti, oltre a limitazioni alla mobilità dei docenti. Carenza che rende questo disegno di legge una "scatola vuota" meglio identificabile con la definizione di pacco, nel senso di confezione che trasmette l'illusione di un contenuto di valore ma che in realtà non contiene nulla».
Alcuni dirigenti scolastici, esprimendosi con un documento approvato con 17 voti favorevoli (su 76 istituti provinciali), affermano che «lo sviluppo della carriera docenti rappresenta un'opportunità di crescita per il sistema scolastico»; molti altri sono ben coscienti che il ddl sia privo di contenuti, arrivando a dichiarare che «si ritengono inadeguate e controproducenti le ipotesi d'intervento tracciate» e chiedendo di riavviare un confronto reale.
Iprase, pur convenendo sul fine, ne ha messo in luce evidenti lacune. La Consulta dei genitori ha ribadito la totale mancanza di criteri e il significativo taglio di organico, chiedendo di sospenderlo e di rinviarne la trattazione per un più approfondito confronto con tutte le componenti. La Consulta degli studenti ha espresso dubbi sulle modalità attuative.
Il Consiglio del Sistema Educativo Provinciale, in attesa della convocazione , ha informalmente sottolineato la carenza di criteri, l'arbitrarietà nella definizione dei regolamenti, le limitazioni alla mobilità, l'incompatibilità con il sistema nazionale e il taglio di organico.
I sindacati hanno stigmatizzato le carenza di criteri, l'arbitrarietà nella definizione dei regolamenti, le limitazioni alla mobilità, l'incompatibilità con il sistema nazionale e il taglio di organico.
Uno dei membri di minoranza della Quinta Commissione ha segnalato inoltre all'assessore i rischi di impugnabilità di un testo ai limiti dell'incostituzionalità.
«Appare evidente che, dopo aver inseguito gli eventi durante tutta la pandemia attendendo indicazioni dal Ministero, con grave carenza d'iniziativa e capacità nel gestire l'autonomia, si cerchi ora un'accelerazione convulsa per ottenere il ritorno d'immagine.
Dovremmo supporre che l'unica funzione di questo provvedimento sia quella di dare una parvenza di dignità a un mandato impalpabile e giustificare i costi sostenuti negli ultimi anni per consulenti ed esperti coinvolti nella "riforma" che sta ora svelando tutta la propria inconsistenza» dicono.
Quindi, per Ceschi e Freschi, «Volendo suggerire qualche spunto propositivo si può ricordare che esistono tutti gli strumenti per valorizzare e incentivare la professione dei docenti regolamentando più dettagliatamente l'attuale art. 87 bis, attendendo la definizione della riforma nazionale e, qualora si ritenga davvero proficua per un miglioramento del sistema-scuola, utilizzando adeguatamente per affinarla.
Ripensando a un noto politico del passato che era solito avvertire - con le parole di un pontefice - "a pensar male si fa peccato, ma spesso ci s'indovina" verrebbe da chiedersi se il fine di presentare un disegno di legge vuoto di contenuti non sia semplicemente quello di presentarsi alle imminenti elezioni spendendo con l'elettorato il credito d'immagine».