La rabbia di chi lavora e vive in piazza Mostra: «Cantiere sempre più lungo, così non si può andare avanti»
Il ristoratore: «Siamo passati da 120 coperti a mezzogiorno alla metà». Il libraio: «Sabato sono entrati due clienti». Il residente: «Ho una figlia con dei problemi fisici e tutta questa polvere le ha aggravato l’asma»
TRENTO. La rabbia di chi si sente snobbato, ma anche la disperazione di chi vede le proprie attività sciogliersi come una candela accesa. A esprimerle il libraio Mauro Campedelli, la commerciante Alice Barbu, i ristoratori Surinder e Haripsech Singh, le ragazze del bar “Al Castel” che hanno rilevato il locale a gennaio e mai avrebbero fatto un mese di ferie in piena stagione turistica, ma anche la mamma Renata Zadra ed i turisti Pierpaolo Usai e Pasqualina Nannu al terzo anno in ferie a Trento, ma che non ci torneranno più. Ma protestano anche alcuni dei residenti assediati dal cantiere di piazza della Mostra.
“Ho mandato due pec agli uffici del Comune, ma non mi hanno mai risposto", lamenta il libraio Mauro Campedelli. Volevo conoscere la durata reale dei lavori dal momento che al massimo ci lavorano tre operai. Ci hanno detto che devono fare ulteriori interventi sotterranei e che quindi il termine dei lavori sarà posticipato. Sabato sono entrati in libreria (Einaudi ndr) due clienti, non possiamo andare avanti così”.
“Chiudo la giornata con 20 euro di incasso – incalza Alice Barbu del negozio d’alimentari dell’est Muntenia – qui tutto è andato male sin dall’inizio a partire dall’annuncio dell’apertura del cantiere fatto il lunedì per annunciare la chiusura della piazza al mercoledì: nemmeno il tempo per organizzarci”.
E’ dura anche per la famiglia Singh, in cinque lavorano nella gestione del ristorante “Alla Mostra”: “Siamo passati da 120 coperti a mezzogiorno alla metà nei giorni migliori ed alla sera se arriva un cliente possiamo essere contenti”.
Renata Zadra abita nella zona: “Ho una figlia con dei problemi fisici e tutta questa polvere le ha aggravato l’asma. Mi serve la macchina vicina per portarla a casa, abbiamo perso il parcheggio interno perché non più accessibile e sono costretta a cercare un posto riservato ai disabili libero che vicino a casa non c’è. L’unica possibilità sarebbe una passerella in legno al termine del Passaggio Teatro Osele, ma ha due scalini come si fa con una carrozzina?”
Il senso d’abbandono nasce dal fatto che dallo scorso anno nessuno si è interessato ai problemi dei residenti: “ Non mettiamo in discussione i lavori di riqualificazione della piazza – spiega Mauro Campedelli – anche se non si capisce perché nel progetto non sia stato previsto il recupero dell’ex Questura e così a lavori ultimati avremmo una bella piazza confinante con un rudere, ma stiamo chiudendo le nostre attività nel disinteresse generale. Ho scritto due pec al Comune e non mi hanno nemmeno risposto, non ci possono trattare così nè come commercianti e nemmeno come residenti”.
Alice Barbu aggiunge: ”Solo l’Itea ci ha contattato preannunciando un intervento sull’affitto con rimborso a fine anno. Intanto però dobbiamo pagare l’affitto pieno, le bollette ed il 15 agosto scadranno le tasse, ma stiamo incassando meno di un terzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e quindi che destino ci aspetta? Il tutto nel silenzio generale”.
Pierpaolo Usai è un turista:” Questo è il terzo anno che veniamo a Trento in ferie per due mesi: sarà l’ultimo. Abbiamo scelto il B&B in piazza per la sua comodità per raggiungere il centro o la stazione, ma ci siamo trovati in un percorso di guerra molto rischioso”.
Col rifornimento merci come fate? “Quando mi arriva il carico settimanale – spiega Alice Barbu – devo discutere ogni volta perché il mezzo possa arrivare il più vicino possibile al negozio, poi mi devo organizzare con i clienti per scaricare il più in fretta possibile. Quando arriva un corriere si deve fare tutta la piazza con la consegna in mano, non sono condizioni in cui si può lavorare”. Mauro Campedelli: ”Non ho mai avuto l’asma, ma ho iniziato quando sono cominciati i lavori e la situazione è peggiorata progressivamente. Del resto siamo obbligati a lavorare nella polvere cercando in qualche modo di salvaguardare quanto mettiamo in vendita, ma non possiamo smettere di respirare. Mi domando come si possa allestire un cantiere senza tenere in minima considerazione chi vive e lavora ai suoi confini”.