La droga arriva per posta ma lo spaccio non c’è
Assolto un giovane svedese ospitato a Volano dal fratello: aveva ricevuto un pacco con quasi due etti di hashish e morfina. «Era per uso personale»
ROVERETO. I carabinieri lo avevano sorpreso a ritirare un pacco postale che conteneva 186 grammi di hashish e un modesto quantitativo di morfina. Non era una sorpresa: L.K., un giovane svedese, che in quel periodo si trovava a Volano, ospite a casa del fratello, era già stato segnalato come consumatore di stupefacenti. L’operazione si era conclusa con il sequestro della droga e la denuncia per spaccio a carico dello scandinavo. Il quale ieri mattina è stato a sorpresa assolto dal gup Riccardo Dies : non luogo a procedere per mancanza di prove, come recita al terzo comma l’articolo 425 del codice di procedura penale.
Cosa non ha funzionato, nel procedimento a carico dell’indagato, è che se da un lato la droga c’era, ed era stata sequestrata, non c’è stato verso di ricondurre lo stupefacente a una vera e propria attività di spaccio. Lo svedese, interrogato sulla destinazione della droga, non ha esitato a dichiarare che era «per uso personale». E non ci sono ragioni per non crederlo, dato che lo status di tossicodipendente risultava anche agli inquirenti.
I quali hanno forse commesso la leggerezza i concentrarsi sul recupero della droga arrivata per posta, senza curarsi più di tanto di reperire le prove dello spaccio. Forse, contando sul quantitativo di hashish, i carabinieri ritenevano sussistere per automatismo lo spaccio. Non è stato però dello stesso avviso il giudice Dies, che per L.K ha firmato la sentenza di non luogo a procedere, constatando che agli atti non risultava alcun elemento che provasse un’attività di vendita illegale di stupefacenti. Il codice di procedura penale prevede infatti l’assoluzione quando «gli elementi acquisiti risultano insufficienti, contraddittori o comunque non idonei a sostenere l'accusa in giudizio».
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