L’università di Padova celebra Morandini 

Palazzo Bo. Intitolato anche al professore trentino, originario di Predazzo, il nuovo museo  della geografia inaugurato in coincidenza con il cinquantenario della sua morte


Francesco Moranini


Predazzo. A dicembre, nell’Aula Magna “G. Galilei” dello storico Palazzo Bo, sede centrale dell’Università di Padova, si è svolta la cerimonia ufficiale di inaugurazione del “Museo di Geografia”, facente capo al Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità. L’evento è stato organizzato dal professor Mauro Varotto, direttore scientifico del Museo che è stato intitolato anche al predazzano professor Giuseppe Morandini (Garneleti) (1907-69), proprio in coincidenza con il cinquantenario della sua morte.

Si tratta probabilmente – come ha detto il direttore della Royal Geographical Society Joe Smith – del primo museo geografico universitario al mondo con riferimento alla geografia umana. Interamente dedicato alla Geografia, è il primo nel suo genere in Italia e tra i primi in Europa, Questa struttura – si è detto nel corso dell’incontro - rende il dovuto merito a chi nel corso del ’900 ha portato in auge la cattedra di Geografia a Padova, primo fra tutti il professor Morandini che ricoprì la cattedra e diresse l’Istituto di Geografia dal 1948 al 1969 (anno della sua morte), svolgendo anche i ruoli di Preside di Facoltà e di prorettore per vari anni, contando sulla preziosa collaborazione di un altro predazzano, il professor Dario Croce (docente negli anni 1963-2002) che dal 1999 al 2001 ricoprì anche l’incarico di direttore del Dipartimento e che sicuramente avrebbe potuto continuare a svolgere questo ruolo, se non fosse prematuramente scomparso. Morandini – è stato ricordato - lasciò il segno «promuovendo l’integrazione didattica e scientifica tra i settori della geografia delle Facoltà umanistiche e quello della geografia fisica della Facoltà di Scienze».

In questo Museo è custodito ed esposto anche molto materiale raccolto e conservato gelosamente dai suoi famigliari, frutto delle ricerche e delle spedizioni scientifiche da lui organizzate ed effettuate da protagonista in varie parti del mondo, fra cui quella nella Terra del Fuoco portata a termine nel 1955. Particolare rilevanza all’interno del percorso viene data agli strumenti di misurazione utilizzati nelle ricerche sul clima e sui ghiacciai alpini nel corso degli ultimi 100 anni, al Plastico delle Alpi Svizzere e il nuovo plastico della Marmolada, realizzato in California con le ultime tecnologie di stampa 3D. Secondo Mauro Varotto, Responsabile scientifico del museo, è un progetto che guarda al futuro di una disciplina spesso bistrattata e insegnata male, ma utile a capire i grandi cambiamenti del mondo contemporaneo e il significato dei luoghi in cui viviamo. Da sottolineare che il professor Varotto è molto legato al paese di Predazzo, soprattutto per la grande amicizia e collaborazione in vari ambiti di ricerca con il professor Arturo Boninsegna, alla cui memoria fece piantar un albero di carpino sulle rive del fiume Tergola, in Veneto.

Lo scorso 31 agosto proprio a Varotto, in qualità di esponente di spicco del Gruppo Terre Alte – Università di Padova, fu curatore di un convegno di studi intitolato “Uomini per le Terre Alte: ricordando Arturo Boninsegna (1944-2017)”, svoltosi nell’Aula Magna del Comune di Predazzo a cura del CAI, della Magnifica Comunità di Fiemme e del Comune di Predazzo.

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