L’orto dei disabili cresce con l’aiuto dei profughi 

Quattro richiedenti asilo impegnati nelle attività sociali di Macramè Adenuga, Sola, Lassina e Famara tra i volontari che si dedicano ai più deboli


di Sandra Mattei


TRENTO. Un orto, simbolo di un lavoro che produce frutti concreti, ma anche risultati termini di socializzazione, relazioni, autostima. E se in questa attività, un ruolo importante ce l’hanno anche i richiedenti asilo, il valore è ancora più importante. È successo quest’estate, a 12 ragazzi assistiti dai volontari di Macramè, il servizio che per la cooperativa Villa Maria organizza attività di socializzazione per le persone con diverse disabilità, grazie all’accordo con la Comunità di Valle della Vallagarina. Il progetto s’intitola “Mi coltivo”. Ed ai volontari “regolari” se ne sono aggiunti due speciali: Adenuga e Sola, giovani nigeriani richiedenti asilo. Un progetto che ha avuto risultati inaspettati.

Ne parla Maurizio Passerini, responsabile del servizio Macramè: «Abbiamo avviato l’attività “Mi coltivo” grazie alla disponibilità di un terreno di proprietà dell’Opera Romani a Volano, dato in gestione alla Cavit. Quest’ultima coltiva 6 ettari a viti, a noi sono stati assegnati 250 metri quadrati. I due giovani africani si sono offerti per partecipare al progetto e, come tutti i volontari, hanno sostenuto un colloquio motivazionale, per un’attività che presuppone dei passaggi logici e una continuità per arrivare al fine auspicato. L’impegno è durato quasi cinque mesi, da maggio a settembre, per due ore la settimana, ed ha coinvolto 12 disabili e altrettanti volontari».

Il raccolto dell’orto, aggiunge Passerini, è stato particolarmente ricco ed ha prodotto i tipici ortaggi di consumo quotidiano, come carote, sedano, patate, zucchini, fagiolini, ma anche erbe aromatiche come rosmarino, basilico, salvia. «Il lavoro - precisa il responsabile - non si è limitato a coltivare la terra, ma abbiamo affrontato anche il problema di accesso all’orto per chi è in carrozzina e di poter lavorare con strutture rialzate per chi non si può muovere. Ci siamo così occupati della costruzione dell’orto verticale con la realizzazione di sei strutture rialzate, dei cesti di vimini, degli spaventapasseri. L’attività dei due richiedenti asilo ha avuto una doppia funzione: aiutare i ragazzi disabili nel loro lavoro e la manutenzione dell’orto tutti i giorni». Il progetto ha avuto un tale successo che è già pronto a partire il prossimo anno, si inizia in marzo, utilizzando i semi invece che le piantine.

L’impegno di Adenuga, che ha 38 anni e tre figli e Sola, che ha 28 anni e due figli, è stato contagioso: con il passaparola, in ottobre, si sono aggiunti altri due volontari richiedenti asilo. Sono Lassina, 27 anni della Costa D’Avorio e Famara, 28 anni, del Senegal. Loro si sono impegnati nell’attività della piscina, che vede la partecipazione di una decina di utenti che possono fare così dello sport ed avere delle relazioni sociali.

«Il supporto dei volontari - spiega Passerini - è di uno a uno. Consiste nel preparare i ragazzi e nel seguirli in acqua, pronti ad aiutarli per ogni evenienza. In questo caso, abbiamo scelto i due giovani richiedenti, Lassina è al centro di Marco e Famara, che vive a Nomi, perché sanno nuotare. Ma loro sono diventati volontari a tutti gli effetti». Conclude Passerini: «Le ore di volontariato del 2017 nel nostro servizio sono state 17200. Se pensiamo che le ore annue svolte dagli operatori sono circa 6000, questo significa che più del 76% delle ore di attività del servizio vengono svolte dai nostri volontari. Se poi dividiamo le 17200 ore di volontariato del 2017 per i 365 giorni dell’anno ci rendiamo conto che ogni giorno di Macramè è composto da 47 ore di volontariato e la media di ore di volontariato annue svolte dal singolo è pari a 136».

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