L’Ordine dei medici ha sospeso Cirrincione
Ma secondo Zumiani la vicenda del cardiologo accusato di violenza sessuale «è stata spettacolarizzata e rischia di gettare un’ombra sull’intera categoria»
ALTO GARDA. L’Ordine dei medici della provincia di Trento ha sospeso cautelativamente dal servizio il dottor Carlo Cirrincione, fermato la settimana scorsa dai carabinieri di Riva con l’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di alcune sue pazienti anziane. Il cardiologo, che è indagato dalla Procura della Repubblica a Rovereto, da allora è agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Trambileno.
Il consiglio direttivo dell’Ordine dei medici trentini, presieduto dal dottor Giuseppe Zumiani, ha deliberato - si legge in un comunicato ufficiale - «la sospensione di diritto temporanea dell’iscritto dottor Carlo Cirrincione, dal momento di esecuzione della misura emessa il giorno 11 giugno 2013, fino a quando avrà effetto la misura posta in essere dal Gip del Tribunale di Rovereto dottoressa Monica Izzo».
Il provvedimento disciplinare nei confronti del cardiologo dell’ospedale di Rovereto (già sospeso dal servizio dall’Azienda sanitaria) non è l’unico aspetto della vicenda sulla quale il consiglio dell’Ordine si è soffermato: «Senza nulla togliere alle pesanti accuse che hanno portato al provvedimento restrittivo della libertà personale del collega Cirrincione, il Consiglio dell’Ordine - aggiunge Zumiani - lamenta la spettacolarizzazione di una vicenda la quale rischia di gettare un’ombra di sospetto sull’intera categoria medica. Il Consiglio dell’Ordine, pur auspicando che il collega Cirrincione possa chiarire rapidamente la propria posizione, è pronto a perseguire con determinazione qualsiasi addebito provato a suo carico. Nel contempo, il Consiglio assicura l’opinione pubblica - conclude il presidente - sull’attenta vigilanza in ordine alla deontologia e correttezza professionale degli iscritti».
Cirrincione, che durante l’interrogatorio di garanzia con il Gip ha scelto il silenzio, sembra invece disposto a rispondere al pubblico ministero.