L’export delle Coop vale 360 milioni 

Le aziende cooperative vendono merci fino in Cina, Australia e Russia. La parte del leone la fanno il vino e le mele



TRENTO. Mele in tutta Europa, ma anche in Egitto, Giordania e Algeria, vino in Canada, negli Stati Uniti, in Giappone e Cina, ma anche perline in Spagna, sistemi integrativi per aiutare i bambini a imparare in Cina e Russia e pacchetti vacanze di San Martino di Castrozza venduti in Polonia, Austria e Svizzera. E’ il sistema cooperativo che tira nel mondo, che esporta. Secondo i dati della Camera di Commercio, l’export delle cooperative trentine vale 360 milioni, l’11% del totale delle esportazioni trentine che nel 2016 sono arrivate a quota 3.386 milioni. Il paese verso il quale va la quantità maggiore di merci è la Germania che riceve beni per 568 milioni dal Trentino. Secondo un’inchiesta realizzata dalla Federazione della Cooperazione trentina, sono molte le eccellenze che vengono vendute in tutto il mondo. E’ in parte un sorpresa perché in molti sono propensi a pensare che la Cooperazione sia legata a produzione di beni e servizi sul territorio.

Invece è un soggetto che costruisce ricchezza e sviluppo, ma anche innovazione. Basta guardare ad alcuni dei prodotti che vengono esportati anche fuori dall’Europa. E’ vero che la parte del leone la fanno i settori tradizionali, soprattutto il vino. Cavit e Mezzacorona, due colossi dell’enologia italiana esportano più di 100 milioni di euro ciascuna. I loro vini vengono venduti in tutta Europa, ma anche negli Usa, in Giappone, in Cina e in Russia. Cavit è leader del mercato negli Stati Uniti con il Pinot grigio e Mezzacorona non è da meno. Anche la LaVis vende molto bene i suoi vini oltre oceano.

Anche la frutta trentina, grazie alla sua grande qualità, sfonda su molti mercati stranieri. Melinda, La Trentina e Sant’Orsola distribuiscono i loro prodotti in tutta Europa, ma anche in Medio Oriente e in Nord Africa. Ma ci sono anche prodotti di nicchia che partono per sponde straniere. I Vivai Cooperativi di Padergnone vendono le loro barbatelle in Francia, la Federazione Allevatori vende il seme bovino in Svizzera.

Lasciando l’agricoltura, anche un settore da tempo in crisi come il Porfido, vede realtà cooperative molto attive. Il Consorzio italiano del Porfido trentino consegna quello che una volta veniva definito oro rosso anche in Australia e in Qatar. La B-Timber vende le sue perline anche in Spagna e la Computer-Learning, un’azienda molto innovativa, riesce a piazzare il suo i-Theatre, un sistema interattivo integrato per la realizzazione di storie dedicato all’infanzia, anche in Russia e in Cina. La Metallurgica Ledrense vende i suoi fili zincati per l’agricoltura in tutta Europa, così come le Confezioni Anita vendono i loro zaini e dispositivi di emergenza di altissima qualità. Infine anche un realtà come l’Apt San Martino di Castrozza Primiero e Vanoi, che fa parte del sistema cooperativo, vende pacchetti in Polonia e nell’Europa dell’est. Un sistema integrato che riesce a cogliere risultati anche grazie a una forte carica innovativa e che, come dimostrano i dati della Camera di Commercio, è cresciuto moltissimo nel giro di quattro anni. Il Trentino, come detto, esporta beni per 3.386 milioni di euro. Il 94,7% di questi beni vengono dal manifatturiero. Si tratta di macchinari, apparecchiature, prodotti alimentari, mezzi di trasporto, prodotti di legno. Il valore delle importazioni, sempre nel 2016, ha raggiunto i 2.156 milioni. Quella che una volta veniva definita bilancia dei pagamenti, quindi, pende decisamente a favore del Trentino, anche se i vicini bolzanini fanno molto meglio con un miliardo di export in più.













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