L’eco-presepe di Fortunato ha 35 anni

Lavis, Calliari aggiunge ogni anno pezzi fatti con materiale di recupero: è visitabile fino al 6 gennaio alla casa di riposo


di Daniele Erler


LAVIS. «La più grande soddisfazione è vedere l’entusiasmo sia dei bambini che degli anziani. Lo faccio per loro». Sono trentacinque anni che Fortunato Calliari, ogni Natale, costruisce il presepio alla casa di riposo di Lavis. La prima volta fu nel 1978, quando iniziò a lavorare proprio qui (e vi rimase per vent'anni, sino alla pensione nel 1998). «Era tutto diverso - ricorda, ripensando a quei tempi - la casa di riposo era gestita dalle suore. C'era un orto, e poi una stalla enorme, con galline, mucche, conigli e maiali. La carne dei maiali macellati veniva servita agli ospiti, quella che avanzava era venduta. Gli ospiti che potevano lavorare erano impiegati in campagna, in vendemmia, o a raccogliere le mele. Li accompagnavo ogni giorno col trattore». Oggi la casa di riposo è un'azienda all'avanguardia, che accoglie un centinaio di ospiti.

Ma ciò che è rimasto, anzi si è ingrandito, è proprio quel presepio, che ogni anno (anche se in posti diversi, quest'anno ad esempio è all'ingresso del nuovo parco, e sarà visitabile sino al 6 gennaio) viene ricostruito, sotto la guida vigile di Fortunato, e con l'aiuto di altri volontari. Il tutto è realizzato a mano, con materiali di recupero. L'unica cosa acquistata sono le statuine dei pastori, ma – spiega – «sono di proprietà della casa di riposo, e sono state recuperate negli anni». Ciò che davvero sorprende, sono le diverse costruzioni artigianali, perfezionate nel tempo, che rappresentano lo scenario del presepio. «All'inizio era piccolo – racconta Calliari – ma poi ogni anno ho aggiunto un particolare diverso. Oggi l’insieme supera i due quintali di peso». L'ispirazione deriva direttamente dal paesaggio della val di Cembra. C'è un ponte che ricorda Valternigo; una torre che è ispirata a quella del castello di Ville di Giovo (dove Fortunato vive), e così anche una fontana, che è la copia di quella che un tempo era in piazza, e che ora non esiste più. Le torri sono realizzate dapprima con una struttura di ferro, poi coperta da mattoncini tagliati nel porfido. «Ho imparato da giovane – spiega Calliari – visto che ho lavorato nelle cave a Verla, e ho fatto anche il muratore». C'è anche del marmo di Carrara, recuperato da una gita con il circolo anziani di Lavis. Ma è soprattutto nei dettagli, e nell'uso dei materiali di recupero, che Fortunato dà sfogo alla creatività. Le tegole della stalla, ad esempio, sono fatte tagliando un tubo, utilizzato per imbottigliare il vino; altri tetti sono costruiti con le pigne. Sono di recupero anche i piccoli motori, che garantiscono il movimento delle pale del mulino o della segheria). Il motore più vecchio funziona dal 1978, e fu recuperato da una vecchia caldaia.













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