«L’antifascismo non si arresta e processa»

Il Centro sociale Bruno attacca chi condanna il lancio di vernice, ma non le aggressioni agli studenti



TRENTO. «Madda e Stega sono stati rilasciati senza misure cautelari, in attesa della prossima udienza a febbraio, e finalmente abbiamo potuto riabbracciare i nostri compagni». Questa la prima reazione, al termine dell’udienza di lunedì, del Centro sociale Bruno. Che però torna anche su quello che è successo, su quello che ha portato al processo per resistenza e lesioni. «È inaccettabile la posizione di chi naviga nel proprio mare di ipocrisia, di chi si riempie le proprie bocche omertose di parole come non violenza e libertà di pensiero, difendendo l'indifendibile, in seguito all'azione di sabato. Condannare il lancio di un secchio di vernice quando si è sempre stati silenti di fronte ad aggressioni a studenti, accoltellamenti nel cuore della notte, attacchi incendiari a strutture adibite all'accoglienza, rischiando una vera e propria strage, è inammissibile tanto quanto rimanere lassisti nel concedere spazio a chi protetto dallo scudo della libertà di parola lavora ogni giorno per limitare sempre di più la libertà di tutti. Ogni 25 aprile assistiamo alla solita sfilata di chi con arroganza si fa portavoce di un antifascismo di facciata, trattando la questione come mera ricorrenza senza ponte alcuno con la realtà odierna, relegando la Resistenza a un ricordo lontano che non si rivela necessaria nella nostra società. Ma il nostro copione è un altro. La nostra realtà è fatta di solidarietà, è fatta da chi non piega la testa di fronte al dilagare di odio e intolleranza. È fatta da chi, nonostante la repressione aumentata a livello esponenziale dopo l'introduzione della legge Minniti, continua a lottare per rivendicare un mondo veramente libero che in quanto tale non da spazio ad alcuna forma di fascismo. L'antifascismo non si arresta, l'antifascismo non si processa».













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