L’agente Mohammed vigilerà sulla Portela
Si è classificato al nono posto sui 320 partecipanti alla selezione per fare parte della squadra antidegrado dei vigili. Ha colpito per bravura e determinazione
TRENTO. Mohammed andrà “a caccia” di spacciatori alla Portela. Ma la sua presenza, assieme a quella di altri nove colleghi, servirà anche a tenerli lontani. Nella squadra antidegrado che il Comune ha voluto per affrontare i numerosi problemi legati alla microcriminalità nella zona della Portela, di Santa Maria e piazza Dante, ci sarà anche un agente di nazionalità marocchina. Un vigile nordafricano potrebbe rappresentare un’arma in più, per la sua conoscenza delle lingue (l’arabo in primis, ma anche il francese) oltre che dei costumi di chi delinque nella zona (in gran parte di provenienza africana).
Attenzione, perché la commissione esaminatrice - presieduta dal comandante Lino Giacomoni - non l’ha scelto per questo, anche se non sfuggono i vantaggi che potrebbero derivare dall’averlo in servizio in quel quadrilatero particolarmente critico dal punto di vista della pubblica sicurezza. Mohammed El Barji è stato scelto perché ha risposto alle domande tecniche e attitudinali in maniera corretta e brillante.
La sua è una storia di immigrazione e integrazione esemplare. Venuto in Trentino assieme ai genitori all’età di 15 anni, ha dovuto affrontare più di un ostacolo, a partire da quello linguistico. Ha poi frequentato le scuole superiori e si è anche iscritto all’università di Trento. Ma contemporaneamente non ha fatto mancare il suo supporto economico alla famiglia, lavorando come autista per una ditta di autotrasporti.
Per fare tutte queste cose insieme ci volevano volontà, determinazione e applicazione, qualità che a Mohammed non mancano affatto, stando agli esaminatori del concorso. Si è classificato al nono posto nella graduatoria finale di merito (10 i vincitori), superando la preselezione con 320 partecipanti al palazzetto dello sport e un orale (con più di 50 candidati) davanti a una commissione composta da tre esperti in cui gli sono state poste domande tecniche e attitudinali. La sua provenienza e il fatto che abbia dovuto superare delle difficoltà nella sua storia personale (comuni a quelle di molti altri figli di immigrati) non è stato considerato un handicap ma un valore aggiunto: Mohammed ha impressionato per la buona padronanza dell’italiano, dell’arabo e del francese, ma anche per la sua presenza e il suo modo di porsi positivo, aperto e franco. Tutte doti che potrebbero risultare preziose nell’incarico che lo attende a breve. Dopo il corso di formazione, indosserà la divisa per un periodo di affiancamento. Poi l’agente Mohammed, con i suoi colleghi, sarà in servizio per rendere la città dove vive più sicura.