L’addio a Libardi: «Punto di riferimento» 

La chiesa di Levico gremita per l’ultimo saluto al presidente dell’associazione albergatori



LEVICO TERME. «Coloro che amiamo e che abbiamo perduto, non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo», recita la “memoria” che i familiari di Luca Libardi hanno predisposto per i partecipanti alle esequie dell’albergatore spirato l’8 gennaio all’età di soli 56 anni. Una morte sopraggiunta in seguito a una grave malattia che pure recentemente in alcune riprese aveva fatto sperare in una possibile guarigione. Un lutto che ha lasciato sgomenti i numerosissimi amici, colleghi, collaboratori, rappresentanti di categoria, e politici di tutto il Trentino (tra cui il presidente della giunta Rossi e gli assessori Dallapiccola e Mellarini) che non hanno voluto far mancare alla moglie Anna e ai figli, Riccardo ed Elena, la loro vicinanza affettuosa per il doloroso distacco che li ha colpiti. La grande chiesa arcipretale di Levico era gremita come nel giorno di Pasqua e a lungo è durata la coda davanti al feretro che riceveva l’ultimo saluto personale di tutti con l’acqua benedetta, la stessa con la quale la comunità cristiana aveva accolto Luca nel battesimo. Una decina di sacerdoti concelebranti, con il parroco don Ernesto Ferretti e uno stuolo di ministranti hanno altresì espresso le loro condoglianze co l’amicizia e la vicinanza anche al figlio Riccardo che anni addietro si era dedicato alla guida e alla formazione del gruppo chirichetti. Don Vincenzo Lupoli, già cappellano della parrocchia di Levico, ha espresso in una breve ma significativa omelia quello che «rimane da fare ora, cercando di recuperare e vivere – ha detto in sindesi don Lupoli - i valori incarnati da Luca, la dedizione al lavoro, alla famiglia, lo sforzo continuo di far star bene gli altri, facendo coincidere il nosto impegno con la nostra vocazione». Su tutto, la potente immagine della Gerusalemme celeste, la città di Dio, citata in apertura della celebrazione dal libro della Apocalisse di san Giovanni. Una città che non è frutto dei nostri sforzi, ma che alla fine discende dal cielo, dono di Dio che per quanto facciamo non possiamo pensare di meritarci, ma è Dio a donarcela. Un dono sorprendente, come sorprendente è stata la vita di Luca Libardi, ricordato in un commovente e vivido ritratto da don Renato Scoz, professore all’istituto agrario di san Michele dove Libardi si era diplomato nel 1980. Una altro intervento è venuto da un ex compagno di classe di Libardi che ha ricordato «quando a fine anno – ha detto – avevi scritto sulla lavagna “ritrovo della gloriosa 5L ogni anno l’ultimo sabato di novembre alla stazione della Trento Malè”, e così è stato sempre da allora. Eri un punto di riferimento per tutti, anche per i professori. Avevi una traboccante voglia di sapere, di vivere e imparare, ma anche fuori dalla scuola eri un vulcano di iniziative e il miglior modo di ricordarti ora è per noi fare una donazione per la ricerca». Una sorpresa che potrà forse scivolare in sgomento per l’apparente potere della solitudine, ma per chi è disposto a raccogliere il testimone di Luca saprà trasformarsi in entusiasmo.(f.z.)













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