«Jeep Camp, intervenga la Procura» 

Le polemiche. Mountain Wilderness e Sat in campo contro il raduno appena conclusosi: «I boschi trasformati in un circuito off road privato» Le associazioni hanno rilanciato alcune foto con i segni del passaggio dei mezzi: «Strade forestali devastate, è una sconfitta per le Dolomiti» 


Valentina Leone


Trento. Il sipario del Jeep Camp cala in un mare di polemiche. «Non siamo stati ascoltati e, come avevamo previsto, i boschi riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità per il loro valore estetico e paesaggistico e per l’importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico, sono stati trasformati in un circuito off road privato», tuona Mountain Wilderness Italia rilanciando su Facebook una serie di foto nelle quali si vedono i segni lasciati lungo i vari tracciati percorsi dalle 750 jeep che hanno partecipato al raduno lo scorso weekend.

L’attacco

«Il mondo politico, il Comune di Primiero e la Provincia, in particolare gli assessori Failoni e Zanotelli sapevano tutto, sapevano che i danni sarebbero stati ingenti e ora non ci resta che documentare questa ennesima sconfitta delle Dolomiti attraverso le foto che sono arrivate alla nostra attenzione. Strade forestali totalmente devastate dal passaggio di enormi fuoristrada, cattivo gusto e maleducazione spacciata per avventura. Il cliché è sempre lo stesso - attacca l’organizzazione ambientalista - e questa volta gli elementi ci sono tutti: indifferenza, ignoranza e insensibilità. Non siamo stai ascoltati nè dalle Amministrazioni nè da Fiat Chrysler che, per accontentare 800 clienti smaniosi di mettere alla prova i propri fuoristrada, ha dimostrato grande insensibilità e grande superficialità per quei boschi già funestati dalla tempesta Vaia delle scorso ottobre».

L’associazione, a corredo delle foto, ha inoltre chiesto che sia la magistratura a far luce sulla gestione dell’evento: «Se ci sono stati degli illeciti, siano individuati i responsabili. Mountain Wilderness chiede alla magistratura trentina un’ immediata indagine tesa a identificare i responsabili degli scempi ognuno nel proprio profilo istituzionale (Comuni e Provincia) e a intervenire presso le autorità che, con un comportamento omissivo, non hanno impedito nè denunciato quanto accaduto. La tutela ambientale non è ristretta solo alle aree protette ma, come da sentenze della Cassazione, a tutti gli ambienti naturali».

L’altra voce

Rilancia le medesime immagini via Facebook anche la sezione Sat di Trento, che proprio nelle scorse settimane, per bocca della presidente Anna Facchini, si era espressa nettamente a sfavore dell’iniziativa: «Il turismo del Trentino imbruttito. Cronaca di uno scempio annunciato. È questa la fruizione della montagna che vogliamo? Quello che ci hanno lasciato gli 800 provetti autisti delle jeep oltre a qualche manciata di lenticchie. Danni materiali e ancora di piú di immagine!».













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