«Ivan voleva solo salvare la sua amica»

Ledro, per i periti della difesa Zucchelli scagliò la pietra contro l’auto solo per liberare Daniela Sabotig, non per farle del male


di Paolo Tagliente


LEDRO. A tre mesi dal tragico incidente in cui perse la vita Daniela Sabotig, nei giorni scorsi, gli esperti incaricati dalla difesa del rivano Ivan Zucchelli, indagato per omicidio volontario, hanno depositato presso la Procura di Rovereto la loro perizia sul sinistro. E le conclusioni cui sono giunti gli anatomopatologi Mattia Barbareschi e Sandro La Micela di Trento confermerebbero le tesi della difesa. «L’esito della perizia – spiega l’avvocato trentino Nicola Stolfi, che insieme al collega rivano Paolo Bonora assiste Zucchelli – ci conforta parecchio e conferma quanto abbiamo sempre sostenuto. Le ferite al capo riscontrate sul corpo della signora Sabotig sono state sì causate dalla pietra usata da Ivan Zucchelli, ma quel gesto non aveva alcuna finalità violenta, ma era solo il tentativo di un uomo disperato di rompere il vetro della portiera sul lato guida della renault Kangoo per prestare soccorso all’amica. Un ruolo importante, invece, lo hanno avuto purtroppo le condizioni fisiche della signora Sabotig e il freddo molto intenso di quella notte». Cade definitivamente, insomma, secondo Stolfi, l’ipotesi che vi sia stata volontarietà da parte dell’imprenditore rivano di colpire la donna. «Ipotesi – continua il legale – sostenuta e spinta soprattutto da alcuni media». Stolfi non fa nomi, ma è facile intuire che si riferisca alla trasmissione “Quarto grado” di Rete 4 a cui, qualche settimana fa, proprio Zucchelli aveva scritto una lettera - pubblicata anche dal Trentino - con cui declinava l’invito degli autori a partecipare come ospite in studio e chiedeva loro che l’opinione pubblica fosse informata con equilibrio, sottolineando ancora una volta quanto grande fosse il suo dolore per la perdita dell’amica.

La tragedia era avvenuta attorno alla mezzanotte, tra il 5 e il 6 febbraio scorsi. Daniela Sabotig, farmacista friulana di 54 anni, era al volante della sua Renault diretta verso località Legos, dove Ivan Zucchelli è proprietario della casa in cui la donna era ospite da qualche giorno. Ad un certo punto, lungo la stradina che sale da Molina e costeggia il lago di Ledro, Daniela Sabotig, che da anni era affetta da una grave malattia degenerativa, aveva perso il controllo della vettura ed era finita fuori strada, nel bosco. Per la donna non c’era stato nulla da fare mentre Zucchelli era uscito quasi incolume - per lui solo qualche graffio - dall’auto praticamente intatta. Questo e altri particolari non avevano convinto gli inquirenti della ricostruzione dei fatti fornita dal rivano e la Procura lo aveva iscritto nel registro degli indagati per il reato di omicidio volontario.

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